Pubblicazioni del 04/12/15 (Archivio)

Le «Penne nere» dell'Esercito Italiano / I Bersaglieri agiscono con coraggio, determinazione e rapidità
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Le «Penne nere» dell'Esercito Italiano I Bersaglieri agiscono con coraggio, determinazione e rapidità

Autore Anatolij Isaenko – tenente colonnello in congedo, veterano delle operazioni per il mantenimento della pace delle Nazioni Unite.

Traduzione del portale New Day – Italia (12 Aprile 2015)

Nella lingua russa esistono molte parole prese in prestito dalla lingua italiana, anche in campo militare. Prendiamo ad esempio la parola romantica «Bersagliere» che indica il tiratore scelto nella fanteria leggera e ora il soldato delle speciali unità di fanteria dell'Esercito Italiano.

BERSAGLIERI CON NOI E CONTRO DI NOI

I Bersaglieri furono introdotti nell'esercito sardo (Piemonte) dal generale Lamarmora per la prima volta nel 1836. Una delle caratteristiche particolari dei fucilieri di fanteria è il cappello con una piuma di gallo cedrone, utilizzato sia nelle parate, che sul campo d'azione. Durante le celebrazioni solenni i Bersaglieri si muovono a una velocità di 180 passi al minuto (7 km / h).

I Bersaglieri hanno combattuto contro la Russia nel 1855, mentre durante la Grane Guerra erano a fianco dell'Intesa. C'è da notare che 210 mila Bersaglieri che parteciparono alla Grande Guerra entrarono poi a far parte dei 12 reggimenti di Bersaglieri, le cui perdite ammontarono a 32 mila morti e 50 mila feriti. All'epoca anche Mussolini indossava il cappello da Bersagliere.

Nel 1917, la divisione dei Bersaglieri fu inviata per partecipare alla Campagna del Sinai e della Palestina guidata dal Generale britannico Edmund Allenby. I Bersaglieri insieme agli inglesi entrarono nella città santa di Gerusalemme dopo il 9 dicembre 1917.

Attualmente i Bersaglieri reparti speciali dell'Esercito Italiano. Le unità dei Bersaglieri sono coinvolte nelle operazioni di mantenimento della pace nei punti caldi del pianeta. Esistono sei reggimenti di Bersaglieri. Il 1 ° e l'8 ° entrarono a far parte della Brigata «Garibaldi», mentre i restanti reggimenti, il 3 °, il 6 °, il 7 ° e l'11 ° entrarono a fare parte delle brigate di fanteria.

Il 3 ° e il 6 ° reggimenti di Bersaglieri presero parte alla guerra sul fronte sovietico-tedesco. Il loro stemma araldico raffigura il tridente ucraino. Entrambi i reggimenti erano sul fronte orientale e fecero parte della divisione «Celere». Il 3 ° reggimento giunse al fronte nell'estate del 1941, mentre il 6 ° all'inizio del 1942. In estate si muovevano utilizzando le moto. C'erano anche due battaglioni di Bersaglieri distaccati: il 47 ° di motociclisti e il 67 ° di carristi. Dopo aver fatto parte nel Donbass del Corpo di Spedizione (CSIR) e in seguito dell'8 ° Armata italiana (ARMIR), entrambi i reggimenti furono inviati sul Don nell'estate del 1942, dove, dopo aver combattuto nella zona di Serafimovich, si trovarono in difesa.

Nell'operazione offensiva sul Medio Don denominata «Piccolo Saturno» dal 16 al 30 dicembre 1942 gli italiani subirono una pesante sconfitta. Entrambi i reggimenti, dopo aver subito ingenti perdite, si ritirarono a Dnepropetrovsk e nel marzo 1943 furono inviati in Italia, dove, dopo il settembre 1943 vennero sciolti. In Italia, si conosce bene la geografia del Donbass e del Medio Don, così come la parola russa «Davaj». Dopo la guerra, entrambi i reggimenti ricevettero l'onorificenza d'oro. Oggi sono di stanza sulle isole: il 3° reggimento si trova in Sardegna, a Teulada (fino al 2009 il reggimento era di stanza a Milano), mentre il 6 ° reggimento dal 2005 si trova in Sicilia, a Trapani.

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I BERSAGLIERI ITALIANI AMANO LE MEDAGLIE

Per tradizione i Bersaglieri sostengono l'Associazione Nazionale Bersaglieri (NAB), che riunisce coloro che hanno servito come Bersaglieri e coloro che condividono le loro idee, le tradizioni e l'amore per la patria. Una sezione di base è composta di almeno 15 iscritti. Cosicché in Sardegna ci sono 24 sezioni. Fin dal secolo scorso esistevano piccole organizzazioni di veterani del corpo Bersaglieri dai nomi diversi. Nella sua forma attuale l'associazione esiste dal 1946. Nel 1949, c'erano 25 sezioni, mentre ora ce ne sono 750 in Italia e 20 all'estero.

Va detto che gli italiani amano mostrare le medaglie. Così, sugli stendardi sono apposte le copie delle medaglie con le quali sono stati decorati gli appartenenti alle forze armate, a partire dal giorno della formazione del corpo dei Bersaglieri. Ci sono tre tipi di stendardi con medaglie: nazionali, provinciali e delle sezioni (le sezioni hanno anche Gonfalone). Sullo stendardo nazionale insieme alle medaglie vi è la scritta per i seguenti riconoscimenti: Ordine Militare d'Italia – 391, medaglia d'oro al valore militare – 183, medaglia d'oro al valore civile – 1, medaglia d'argento al valor militare – 5622, medaglia di bronzo al valore militare – 10054, Croce al valore militare – 3000, Ordine di San Maurizio e San Lazzaro.

Tutti gli striscioni nella parte laterale anteriore sono di colore cremisi (rosso scuro), mentre al lato opposto vi sono i colori della bandiera italiana (il tricolore: verde, bianco e rosso). Il Presidente dell'Associazione Nazionale Bersaglieri (NAB) è il generale maggiore Marcello Cataldo. Nato nel 1941, laureato presso l'accademia militare, è stato comandante delle unità dei Bersaglieri che componevano il plotone – battaglione, è stato vice comandante di brigata e di divisione. Ha ricoperto posizioni di alto livello nelle forze armate d'Italia e della NATO. Parla correntemente e scrive in francese e inglese. Ha ricevuto riconoscimenti italiani e stranieri. Dal 1989 è divenuto membro dell'Associazione.

Negli ultimi anni, grazie agli sforzi dei membri della NAB sono stati eretti nove monumenti ai Bersaglieri ed è stato pubblicato il libro «Monumenti ai Bersaglieri». Esiste anche una rivista mensile «Fiamma Cremisi».

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I VETERANI-BERSAGLIERI NON DIMENTICANO IL DON

I Bersaglieri ricordano quattro «D»: Dnester, Dnepr, Donez e Don. Uno degli ultimi viaggi sui luoghi dei combattimenti passati si è svolto sotto il motto: «In Russia ... sul Don. Viaggio nella storia». Gli ospiti hanno visitato Volgograd e Serafimovich.

A Serafimovich gli ospiti hanno visitato il Museo di Storia, dove hanno consegnato un regalo fatto a mano in legno su richiesta di un veterano Bersagliere ancora in vita per ricordare tutti coloro che hanno combattuto sul Don. L'evento principale ha avuto luogo alla fattoria di Fomichinsky dove si è tenuto un incontro amichevole con la popolazione locale. Gli ospiti hanno incontrato i testimoni della guerra e hanno fatto delle foto insieme a loro. I vecchi ricordano: «Gli italiani durante la guerra non hanno commesso atrocità, ma rubavano i polli." Un invasore è sempre un invasore.

Si è svolta la cerimonia di posa di una corona di fiori nel luogo dove vi era il cimitero dei Bersaglieri del 3 ° e del 6 ° reggimento. Quando si sono spiegate la bandiere, è stata deposta la corona dai veterani Bersaglieri coi cappelli con le piume. I resti dei Bersaglieri caduti sono stati trovati dai ricercatori nel settembre del 1991 e consegnati agli italiani. Poi è seguita la preghiera del Bersagliere. Il momento più toccante è stata la discesa di una corona di fiori e del tricolore italiano nelle acque del placido Don. Quando la corona è scomparsa dietro un piccolo boschetto di betulle, c'è stato un momento di silenzio e molti avevano le lacrime agli occhi.

«C'è tempo per la guerra e tempo per la pace» è stato detto in passato. Il Don e le sue steppe non sono stati dimenticati dagli italiani. Le ferite della guerra e dell'onore sono lunghe da curare. Occorre aggiungere che dal 1991 sono stati trasferiti in Italia oltre 10.500 resti riesumati di soldati caduti.

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IL TOUR AL MUSEO DI STORIA DEI BERSAGLIERI

Il Museo di Storia dei Bersaglieri si trova a Roma, dove è stato inaugurato il 18 giugno 1904. Ne è direttore il colonnello Nunzio Paolucci.

Il museo si trova nell'attuale edificio dal 18 Settembre 1932 (Porta Pia, progettata da Michelangelo, 1561-1564). Nel 1932, accanto al museo fu posto il monumento ai Bersaglieri, mentre all'ingresso fu posto il monumento dedicato al fondatore del corpo dei Bersaglieri, il Generale Lamarmora, morto nel 1855 a Balaklava (Crimea). Nel museo sono esposti i suoi comandamenti, un decalogo con dieci precetti: l'obbedienza, il rispetto, la conoscenza assoluta delle proprie armi, la forte formazione nel tiro, l'allenamento fisico fino allo sfinimento, la cooperazione, il senso della famiglia, il rispetto delle leggi, onorare il capo dello Stato, l'amore per la patria. Al piano terra del museo vi è la sala dedicata alla Grande Guerra (1915-1918).

Due stand sono dedicati al Bersagliere Enrico Toti (1882-1916). Vi sono esposti la sua stampella e la bicicletta. Dopo l'amputazione di una gamba nel 1908, il ferroviere Enrico usava una bici con un pedale, con la quale ha viaggiato per l'Europa, finché non è scoppiata la guerra, giungendo fino in Polonia e in Russia. Poi si è recato in Egitto, dove non gli fu consentito di recarsi oltre il confine con il Sudan. Il museo conserva il diario dei suoi viaggi.

Durante la Grande Guerra si unì al battaglione dei Bersaglieri, combattendo contro gli austriaci. Il 6 agosto 1916 morì in battaglia, dopo aver scagliato la sua stampella contro il nemico, diventando così una leggenda. In tal modo è stato immortalato nel bronzo su un piedistallo. E' stato decorato con la medaglia d'oro al valor militare, un'onorificenza per la Grande Guerra che è stata assegnata a 368 persone, tra cui l'imperatore russo Nicola II.

Col nome Enrico Toti sono stati chiamati i sottomarini, a lui è stata intitolata l'Orchestra dei Bersaglieri, che esegue circa 20 opere. Suo nipote, il tenente Antonio Toti (1921-1996) ha combattuto con i tedeschi nel 1941 sul fronte orientale nel terzo reggimento dei Bersaglieri(20 ° Battaglione). È stato fatto prigioniero e portato in un campo di prigionia a Suzdal. Tornò in Italia il 19 luglio 1946. Le sue memorie sono state pubblicate dalla figlia. Una delle cinque sale del museo è dedicata alla Seconda Guerra Mondiale. In due urne è conservata della terra, nella prima si tratta di terra proveniente dalla zona del Don, mentre l'altra contiene terra proveniente dall'area di El Alamein in Egitto.

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È OBBLIGATORIO IL CAPPELLO ALLE RIUNIONI UFFICIALI

Nel 1836 una compagnia granatieri per ordine del generale Lamarmora è stata trasformata in Bersaglieri. Il sergente Vaira, poi promosso a colonnello, fu presentato al re con l'uniforme da Bersagliere e col cappello con le piume. Da allora, il cappello è anche chiamato con il suo nome, «Vaira».

Oggi le piume sul cappello del Bersagliere sono una tradizione, ma un tempo coprivano l'occhio destro dal sole. Per solidarietà e romanticismo alcuni autori scrivono che le piume avevano lo scopo di fornire protezione contro i colpi di una sciabola, ma le fonti italiane non confermano. Le piume sono almeno un centinaio, e spesso di più. La lunghezza è di circa 35-45 cm. Il cappello da Bersagliere si porta inclinato sul lato destro in modo da tagliare il centro delle sopracciglia fino al lobo dell'orecchio.

Nel giugno 2011 è stato introdotto un nuovo berretto di lana nero con un piumetto. Davanti vi è una stoffa quadrata di colore cremisi, sopra la quale è attaccato lo storico stemma dei Bersaglieri. Un nastro blu è utilizzato per il serraggio del berretto. Il piumetto nero ha una staffa metallica per il fissaggio all'emblema. Non bisogna poi dimenticare lo storico Fez, ereditato dagli Zuavi francesi e turchi nel XIX secolo in Crimea. Su un pizzo blu è attaccato un fiocco blu. La lunghezza del cordoncino è di circa 30 cm, per far sì che la nappa possa dondolare da una spalla all'altra.

I BERSAGLIERI PREGANO PER I MORTI

L'icona ortodossa della Madonna Protettrice (in italiano Madonna del Cammino) è diventata la protettrice del corpo dei Bersaglieri dal 1996. Si ritiene che la prima icona fu dipinta dall'evangelista Luca. Questo tipo di icone mariane si diffuse in tutto il mondo cristiano, ma soprattutto a Bisanzio e in Russia. In Russia ci sono molte icone miracolose, chiamate Odigitria, ossia guida, mentore e aiuto nel cammino. In più occasioni l'icona ha benedetto le truppe russe. In Italia, l'icona protettrice aveva nomi diversi.

Nella creazione dell'attuale icona si traccia il percorso dei Bersaglieri. Il Bersagliere Antonio Nardi ha partecipato alla guerra di Crimea. Nel 1855, è stato ferito, e poi con un gruppo di coloni emigrò in Australia, portando con sé l'icona della Vergine Protettrice, che lo ha aiutato a guarire dalle ferite.

Oggi, l'artista Vittorio Caroli ha prodotto una copia dell'icona da regalare a Papa Giovanni Paolo II. Poi l'icona è stato migliorata ed è diventata la protettrice ufficiale dei Bersaglieri. Ha alcune caratteristiche particolari: il volto della Madonna è molto giovane, il Bambino fa una benedizione con due dita secondo il rito greco (bizantino), nella mano del Bambino vi è un libro (in altre versioni una pergamena), nella parte superiore dell'icona vi è un'abbreviazione, la Madre di Dio (scritta tradizionale sulle icone mariane).

L'8 settembre è il giorno in cui viene onorata l'icona, il giorno della benedizione papale. Durante la Messa, si legge la preghiera della Madonna che guida, protettrice dei Bersaglieri. Ci sono due varianti della preghiera dei Bersaglieri. In una sono menzionati i morti sul campo di battaglia sul Don.

L'autore di queste righe per cinque anni ha avuto l'opportunità di servire con alti ufficiali italiani nel corpo delle Nazioni Unite nel monitoraggio della tregua in Palestina (UNTSO), nella zona del canale di Suez in Egitto, e sulle alture del Golan in Siria. Un maggiore, Bersagliere italiano, mi ha raccontato la storia di sua madre, salvata quand'era bambina dai marinai russi durante il terremoto di Messina del 1908. Il maggiore mi ha ricordato che lo scrittore russo Maxim Gorkij ha scritto il libro «Il terremoto in Calabria e Sicilia." Sul mio taccuino il maggiore ha scritto una poesia dello scrittore italiano Edmondo De Amicis «Il Bersagliere, 1882».

È noto che occorre molto tempo per guarire le ferite di una guerra. La letteratura e la cultura uniscono le persone, mentre le guerre le dividono.

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