Quello dei Medvedev è uno dei nuclei familiari più numerosi di tutta la Russia: ben 26 figli in tutto, fra naturali ed adottati.

La famiglia vive a Krasnodar, a circa 1200 chilometri da Mosca, nel sud-ovest del Paese, dove si è trasferita un anno fa acquistando una villetta di un piano in mattoni bianchi nel circondario della città. I primi tempi, certo, non sono stati semplici: mancavano le vie di comunicazione, non c'era l'acqua in casa, dovevano essere effettuati molti lavori per rendere confortevole l'alloggio. Ma quella fase ormai è stata superata, ed è mamma Alla, 47 anni, che oggi racconta la storia della sua straordinaria famiglia, seduta al tavolo della grande cucina nella casa dai pavimenti riscaldati. Alla e il marito Sergej si conobbero in Kazachstan, repubblica sovietica dove la benestante famiglia di lei era stata esiliata dai bolschevichi. Innamoratisi sulle note di una famosa canzone, si sposarono quando lei aveva appena 16 anni. Dopo vari trasferimenti, decisero di tornare a Krasnodar, terra degli avi. La donna ha lavorato come educatrice in un asilo fino al 2000, e da allora si trova in maternità permanente, avendo deciso di occuparsi dei numerosi figli, di cui nove sono ancora in età scolare e sei vanno all'asilo, a tempo pieno. Nel corso degli anni, la famiglia è cresciuta anche grazie all'adozione di altri bambini: Nikita, di appena quattro mesi, fu portato a casa da Alla che diverse volte, all'ospedale dove era in cura uno dei figli che era malato, l'aveva sentito piangere. Quando le fu detto che quel bambino «non era di nessuno» sentì una stretta al cuore: non poteva accettare l'idea che un essere umano venisse condannato ad un destino di abbandono. Insieme a Nikita i Medvedev adottarono la sua sorellina di sei anni e, su insistenza di quest'ultima, anche le due amichette del cuore della bambina. Gli ultimi quattro piccoli che si sono aggiunti alla famiglia sono stati presi in affido nel 2013 e presto cominceranno le pratiche di adozione, che ormai sono ben note ai Medvedev.

Alla descrive le semplici regole che scandiscono la vita della tribù: niente spesa nei negozi, ma solo nei punti vendita all'ingrosso; gli alimenti vengono conservati in un enorme frigorifero che da solo occupa un'intera stanza; ogni volta si cucinano non meno di mille tefteli (polpettine di carne tritata) e altrettanti vareniki (tipici ravioli ripieni di patate o di ricotta), che bastano per una settimana; infine, come è logico, i figli più piccoli sono affidati ai più grandi, che li aiutano a fare i compiti, li preparano per andare a scuola, si interessano della loro igiene personale.

Nonostante la loro sia una famiglia abbastanza benestante, i Medvedev colgono volentieri l'occasione di procurarsi qualche guadagno aggiuntivo. Ed è così, quasi per caso, che si è rivelata la vocazione cinematografica della famiglia: per ben tre volte, infatti, i ragazzi hanno partecipato alle riprese di film storici, mentre sotto Capodanno i più giovani si sono ingegnati a vendere alberelli di Natale fatti a mano da uno dei fratelli.

Nella vita di Alla hanno avuto luogo anche avvenimenti molto drammatici: quindici anni fa uno dei suoi figli, un bambino che andava all'asilo, fu ucciso da una vicina di casa; un altro, dopo una caduta, trascorse diversi giorni in coma e impiegò molto tempo per riprendersi.

Ciò nonostante, Alla è una persona realizzata, positiva, che trova nella fede un importante sostegno anche nell'educazione dei figli.

A chi le chiede come si riesca, soprattutto in questi tempi segnati dalla crisi che ha cominciato a farsi sentire anche in Russia, a tirare su una famiglia così numerosa in assoluta armonia, Alla risponde che la cosa più importante è innanzitutto sapere che qualcuno ha bisogno di noi. Ma la sua ricetta vincente si basa sull'amore: "è un sentimento che non deve essere statico, ma va moltiplicato. Se una giovane coppia decide di vivere solo per se stessa è un errore, perché vivere solo per sé è noioso: qualunque divertimento finisce per venire a noia. I figli sono quell'elemento che stimola e ravviva le emozioni; non li si può guardare senza sorridere». Forse, chissà, ha ragione, se si considera, poi, che la famiglia sta già preventivando un eventuale nuovo arrivo…

Roma, Chiara Caccialanza

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