Philipp Khaitovich, biologo dell'evoluzione, professore presso l'Accademia delle Scienze di Shanghai, responsabile dell'Istituto di Scienza e Tecnologia di Skolkovo (Mosca), ha condotto una serie di studi che sembrano chiarire i meccanismi di ricerca e scelta del partner che soprassiedono al processo evolutivo della specie.
Come nasce l'attrazione reciproca fra due individui? E perché spesso si dà la preferenza a partner apparentemente svantaggiati rispetto ad altri? In primo luogo va rivalutato, rispetto al passato, il ruolo che ricopre l'olfatto, che ci rende molto più simili agli animali di quanto pensiamo. La ricerca dell'équipe del professore è cominciata con l'esame e l'osservazione degli organismi più semplici, come mosche e topi. Bene, anche noi, come loro, siamo in grado di captare con l'olfatto i ferormoni e altre molecole prodotti dal potenziale partner; e anche noi, come loro, abbiamo la tendenza a selezionare un esemplare che si differenzia da noi dal punto di vista genetico. Ciò perché ubbidiamo ad una legge di natura grazie alla quale una specie ha tante più probabilità di sopravvivere e perpetuarsi quanto più è vario il corredo genetico che erediteranno i discendenti. Ed è proprio l'olfatto che ci aiuta a determinare quanto un uomo o una donna differiscano da noi da questo punto di vista.
Non è escluso che, con ulteriori studi sulla genotipizzazione, si arrivi, in futuro, ad isolare il gene che nell'individuo è responsabile della stabilità dei rapporti. A questo proposito, il fatto che noi esseri umani osserviamo comportamenti così diversi, che abbiamo tendenze opposte, come quella alla poligamia o alla monogamia, che possiamo avere tanti partner senza generare figli o, al contrario, procrearne molti con uno solo, non è una conseguenza dell'evoluzione, ma testimonia, al contrario, che l'uomo è uscito dagli schemi della selezione naturale. Non esiste nessuna correlazione fra il numero di figli e la condotta di chi li genera. Proprio per questo, a differenza di quanto accade per le specie animali, la natura non prescrive un modello preciso di comportamento finalizzato all'evoluzione.
Spesso si osservano, al contrario di quanto si potrebbe pensare, fenomeni che portano a conseguenze paradossali. Così, ad esempio, il desiderio di essere attraenti potrebbe portare una specie all'estinzione: circa diecimila anni fa, esisteva una varietà di cervi caratterizzata da corna molto lunghe. Più lunghe erano, più i maschi risultavano attraenti per le femmine; così, in seguito alla selezione naturale ingenerata dal processo di selezione del partner, si arrivò ad avere esclusivamente esemplari con corna molto lunghe, che impedivano loro, però, di correre, rendendoli così facili prede dei carnivori e causandone alla fine l'estinzione. Simili fenomeni confermano il fatto che l'evoluzione non è un processo mirato all'evoluzione di questo o quel biotipo, perché a volte porta alla sua estinzione.
Roma, Chiara Caccialanza
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