A Beslan, durante l'iniziativa in memoria delle vittime dell'attentato nella scuola del 2004 alcune madri hanno inscenato un'azione di protesta. Cinque donne hanno esibito alla commemorazione magliette con una scritta che accusa il presidente della Federazione russa Vladimir Putin della morte dei loro figli.
Le donne pretendevano un'indagine più approfondita sulla tragedia. Esse hanno denunciato che nel corso della liberazione della scuola, quando gli ostaggi si trovavano ancora all'interno, i reparti speciali hanno sparato a raffica sulla scuola, anche con lanciafiamme e carrarmati.
La comunicazione sull'arresto delle dimostranti è stato pubblicato su un social network dalla corrispondente della «Novaja gazeta» Elena Kostjučenko. Alla stazione di polizia nei confronti delle donne è stato steso un verbale per disturbo dell'ordine stabilito nell'organizzazione e svolgimento di riunioni, meeting, manifestazioni, cortei o picchetti.
Alcune madri di Beslan hanno inscenato un'azione di protesta (foto dalla pagina Facebook di Elena Kostjučenko) con magliette con la scritta «Putin ‒ il boia di Beslan»
Secondo la sentenza della corte, le donne che hanno partecipato all'azione di protesta sono state condannate a una multa di 275 euro e a 20 ore di lavori di pubblica utilità. Una delle madri ha detto in tribunale: «Io non sono una criminale da prelevare dal luogo dove è morta tutta la mia famiglia e far salire su una gazzella della polizia. Quello è il luogo dove ho ritenuto necessario farmi sentire per ottenere la verità. Là vi ho perso tutto quello di più caro che avevo al mondo. Trattare a questo modo le madri i cui figli sono morti nella palestra è il massimo del cinismo». Le donne contano di contestare la sentenza del tribunale.
Il Consiglio per i diritti umani e per lo sviluppo della società civile presso il presidente della Federazione Russa ha inviato un appello al procuratore generale della Russia Jurij Čajka con la richiesta di intervenire nei riguardi della condanna delle partecipanti all'azione di protesta a Beslan e di prendere provvedimenti immediati da parte della procura.
L'appello al procuratore generale della Federazione Russa Jurij Čajka (sul sito del Consiglio per i diritti dell'uomo)
«L'arresto sommario e la condanna a lavori di pubblica utilità e a multe nei confronti di donne che hanno perso i loro figli nel terribile attentato del 1° settembre 2004 non possono essere in alcun modo giustificati sia dal punto di vista morale che da quello giuridico» ‒ viene sottolineato nell'appello, firmato dal presidente del Consiglio per i diritti dell'uomo Michail Fedotov.
Il 1° settembre del 2004 dei terroristi ceceni assaltarono e occuparono la scuola n. 1 di Beslan durante l'adunata d'inizio anno scolastico. In ostaggio furono prese oltre 1.200 persone. L'assedio dell'istituto scolastico durò tre giorni, ma il 3 settembre ebbe luogo un'operazione speciale – blitz delle teste di cuoio russe per la liberazione della scuola. 334 persone morirono subito o in seguito a causa delle ferite riportate, tra cui 186 bambini. 126 degli ostaggi rimasero invalidi, tra cui 70 bambini, i quali a tutt'oggi necessitano di cure di riabilitazione. L'unico terrorista sopravvissuto, Nurpaši Kulaev, nel 2006 fu condannato alla pena capitale, poi commutata in l'ergastolo.
A Beslan nel 2005 fu fondata l'associazione «Madri di Beslan», dalla quale in seguito si staccò il gruppo «La voce di Beslan». Le attiviste dell'organizzazione contestano l'operato delle autorità durante e dopo l'occupazione della scuola ed esigono un'indagine più approfondita di tutte le circostanze della tragedia.
Beslan, Zoja Berezina
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