Reparti speciali e artificieri sono all'opera nel centro di Mosca per cercare le cariche esplosive collocate dall'Armata Rossa nel 1941 nell'eventualità che le truppe nazi-fasciste espugnassero la capitale dello stato sovietico. Nel Museo Politecnico è stata trovata una bomba aerea della Seconda guerra mondiale. Ora gli specialisti stanno cercando altre munizioni. Durante la guerra i principali edifici della capitale russa sono stati minati nel caso i tedeschi dovessero conquistare la città.
Nel 1941, dopo lo sfondamento della linea difensiva di Mosca, il governo sovietico guidato da Stalin, ha deciso di minare i luoghi più importanti della città. Sono stati minati grandi edifici, soprattutto quelli relativi alle comunicazioni del governo, che non sarebbero dovuto cadere nelle mani del nemico.
Le cariche esplosive più potenti e devastanti sono state collocate sotto il vecchio edificio dell'hotel «Mosca», all'interno del quale, secondo le voci dell'epoca, voleva sistemare i propri uffici il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels. Alla demolizione dell'edificio originale dell'hotel sotto le sue fondamenta è stata trovata più di una tonnellata del tritolo.
È curioso che non esista un unico elenco dei siti minati della capitale russa. Secondo la testimonianza degli ex funzionari dell'NKVD (temutissima polizia segreta staliniana), sono stati destinati alla distruzione con le cariche esplosive gli edifici storici del Teatro Bol'šoj, gli hotel «Mosca», «Metropol» e «National», la Duma di Stato e Goznak (Zecca dello stato), la Casa dei Sindacati. La maggior parte di questi siti sono stati sminati subito dopo la guerra.
La prima bomba nel Museo Politecnico è stata trovata in uno dei muri portanti dagli operai che stavano restaurando l'edificio. La scoperta ha scioccato il personale del museo. Come si è chiarito, è la bomba della Seconda guerra mondiale.
La superficie approssimativa di tutti gli edifici del museo è di circa 25 mila metri quadri. È necessario controllare ogni metro, un lavoro certosino ostacolato da una grande quantità di costruzioni metalliche nei sotterranei del museo. Secondo gli esperti, nemmeno il rilevatore più sensibile è in grado di individuare e localizzare un proiettile in un simile ambiente.
Nello stesso modo si agiva anche in altre grandi città. A Leningrado, ad esempio, durante l'assedio durato 900 giorni prima di tutto minavano gli stabilimenti industriali. In questo modo il nemico non avrebbe potuto accaparrarsi né la flotta del Baltico, né musei e teatri. Inoltre, le cariche esplosive sono state meticolosamente mimetizzate, così bene che a volte anche a distanza di 70 anni non è sempre possibile trovarle.
Mosca, Zoja Oskolkova
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