Il presidente russo Vladimir Putin ha insignito l'ex sindaco di Mosca dell'ordine «Per meriti alla Patria» di IV grado. L'onorificenza è stata concessa a Jurij Lužkov «per l'impegno nell'attività pubblica».
Lo stesso Lužkov ha detto della sua premiazione che il riconoscimento dei suoi meriti non è tanto coerente con la formula del suo licenziamento, ma che l'ha considerata come la «fine della disgrazia». Ricordiamo che Lužkov ha occupato la carica di sindaco di Mosca dal 1992 al 2010, quando venne licenziato dall'allora presidente Dmitrij Medvedev «a causa del venir meno della fiducia».
In ogni caso, ha dichiarato l'ex primo cittadino, non è stato invitato a ricoprire alcuna carica pubblica. Fatto quantomeno strano, dato che con la sua vastissima esperienza nel campo dell'amministrazione Lužkov potrebbe essere utile in diversi settori della struttura statale.
L'estate scorsa l'ex sindaco di Mosca aveva annunciato la decisione di tornare in politica, diventando fiduciario dell'ammiraglio Vladimir Komoedov, candidato alla Duma del Partito comunista della Federazione Russa, capolista del partito per la Crimea, Sebastopoli e la regione di Kaliningrad.
Da notare che il sindaco di Mosca negli anni del suo mandato rivendicò con zelo l'idea di una Crimea russa, in una certa misura pagandone anche le conseguenze. Nel giorno del 225° anniversario della Flotta del Mar Nero, nel 2008, quando Lužkov atterrò in Crimea per prender parte alle celebrazioni di questa data, all'aeroporto di Simferopoli il Servizio di sicurezza dell'Ucraina (SBU) gli consegnò una diffida scritta secondo la quale sarebbe potuto diventare «persona non grata» se avesse continuato a promuovere il ritorno nella Russia di Sebastopoli e della Crimea.
Lužkov aveva più volte detto che Mosca e Kiev avrebbero dovuto sedersi al tavolo delle trattative e cominciare a risolvere il problema della Crimea e di Sebastopoli, in quanto principale questione in sospeso nei rapporti tra Russia e Ucraina. Il sindaco della capitale della Russia insisteva sul fatto che Nikita Chruščëv avesse preso la decisione del passaggio della Crimea alla Repubblica sovietica ucraina da solo, sebbene questo fosse in contraddizione con la legge secondo la logica e non fosse stato legalmente formalizzato secondo le norme allora in vigore.
Mosca, Ekaterina Rudnik
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