Lo scandaloso politico russo Vladimir Zhirinovsky ha fatto un'offerta commerciale al presidente ucraino Petro Poroshenko, conosciuto nel mondo degli affari con il soprannome «re del cioccolato». Zhirinovsky ha detto che è pronto di scambiare l'impresa del nonno, all'epoca una delle più grandi segherie del paese, rimasta in Ucraina, con la fabbrica di dolci a Lipetsk di proprietà di Poroshenko.
In precedenza il leader del Partito Liberal-Democratico di Russia (LDPR) Zhirinovsky ha più volte ricordato un suo nonno era nativo di Kostopol (una cittadina ucraina), dove aveva una segheria che produceva anche i mobili, costruita nel 1905, ed anche terreni. Durante l'epoca sovietica la fabbrica è stata nazionalizzata e nel 1991 se n'è appropriata l'Ucraina indipendente. Secondo i mass media, dopo in quel luogo è stata successivamente costruita un'azienda, acquistato dopo il crollo dell'Unione Sovietica da Poroshenko.
Secondo Zhirinovsky, lui si era già rivolto in precedenza agli ex presidenti dell'Ucraina Viktor Juščenko e Viktor Janukovyč, ma anche all'ex primo ministro del paese Julija Tymošenko, con la richiesta di restituire a lui la fabbrica, ma è mai rientrato in possesso di essa. Il leader del LDPR voleva anche presentare un ricorso all'Arbitrato di Stoccolma.
Ora Zhirinovsky ha proposto di scambiare l'impianto conteso con la fabbrica di dolci a Lipetsk, operante sotto il marchio «Roshen», che è di proprietà di Poroshenko. Vale la pena notare che, nonostante la Costituzione ucraina obbligasse il Presidente del paese vendere tutti i suoi esercizi commerciali e industriali al momento di assumere le funzioni della massima carica dello stato, l'oligarca Poroshenko non ha venduto le sue fabbriche. Tra l'altro in Russia continua ad operare l'azienda che porta il reddito considerevole al leader ucraino.
Bisogna sottolineare che la controversia in materia di immobili di Zhirinovsky in Ucraina potrebbe non essere l'unica nella luce dell'integrazione europea, alla quale Kiev aspira così tanto. Nella scorsa primavera in Polonia è stata fondata l'associazione dei discendenti dei polacchi deportati dall'Ucraina alla fine degli anni '40 del XXesimo secolo. Questo ente unisce gli eredi di ex proprietari dei beni immobili nel territorio dell'Ucraina occidentale. Hanno una banca dati di questi beni, e stanno costituendo un gruppo di avvocati che si occuperà di risarcimenti dal punto di vista legale.
L'Associazione ha già minacciato Kiev di una valanga di cause di restituzione, in base al recente Trattato di Associazione tra l'Ucraina e l'Unione Europea. In Polonia ci sono circa 100 mila persone che possono dimostrare di essere eredi o successori legali di coloro che possedevano proprietà nel territorio dei cosiddetti Vostočnye Kresy, dove prima della Seconda guerra mondiale vivemano in prevalenza i polacchi.
Secondo i dati in possesso dell'Associazione, da Vostočnye Kresy furono deportate 1,2 milioni di persone. Il valore stimato delle proprietà confiscate, sulle quale avanzano le pretese gli eredi polacchi, è più di 5 miliardi di dollari. I precedenti accordi interstatali, ma anche le leggi polacche in materia del diritto al risarcimento sono stati scritti in modo tale da bloccare le pratiche di risarcimento per la maggior parte degli eredi.
L'ex proprietà dei polacchi è concentrata principalmente nelle regioni occidentali dell'Ucraina, che nel periodo tra le due guerre mondiali facevano parte della Polonia. Nello stesso tempo, proprio i residenti delle regioni occidentali ucraine costituivano la maggior parte dei manifestanti dell'Euromaidan. Se la «Restituzione di Kresy» ottenerà il successo, l'associazione con l'Unione europea si ritorcerà contro gli abitanti dell'Ucraina occidentale, costringendogli in massa a restituire la loro attuale proprietà agli ex proprietari polacchi.
Kiev-Mosca, Ekaterina Rudnik, Vsevolod Gnetii
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