I russi hanno quasi dimenticato il putsch dell'agosto del 1991. Quegli avvenimenti, che per lungo tempo sono stati considerati la strada maestra sul cammino della nuova Russia post sovietica e anticomunista e un avvenimento di svolta epocale, forse il più significativo di fine secolo, da coloro che ancora se li ricordano, sono oggi considerati nient'altro che un episodio poco rilevante della lotta per il potere tra gli allora dirigenti del paese. Sono i dati che hanno ricavato i sociologi dopo una serie di interviste individuali effettuate in 48 regioni del paese.
Nella notte tra il 18 e il 19 agosto del 1991, alcuni rappresentanti della dirigenza suprema del paese che erano in disaccordo con la politica di riforme di Mikhail Gorbačëv e con il progetto di un nuovo Accordo dell'Unione crearono il Comitato statale per lo stato d'emergenza nell'URSS (GKCP). Il 19 agosto è passato alla storia come il «putsch d'agosto»: in quel giorno ebbe luogo il tentativo di rimuovere Gorbačëv dalle mansioni di presidente e di cambiare il corso delle cose da lui portato avanti.
I carrarmati davanti alla Casa Bianca nei giorni del putsch del 1991
Alcune decine di carrarmati s'avvicinarono a ridosso della Casa del Soviet supremo e del governo della Repubblica socialista federativa sovietica russa (RSFSR) sul lungofiume Krasnopresnenskij (la cosiddetta «Casa Bianca»).
Putsch dagosto, riprese dal luogo degli avvenimenti
Praticamente tutti i canali televisivi interruppero le trasmissioni, facendo vedere ai cittadini il balletto «Il lago dei cigni» di Pëtr Čajkovskij. A proposito, a tutt'oggi non ci sono ancora risposte alla domanda: «perché proprio quell'opera?". Gli esperti ritengono che uno dei temi principali del balletto sia quello della morte, del lutto. La musica del balletto suscita un sentimento di empatia, di compassione, una sorta di catarsi della nazione.
La resistenza ai golpisti fu comandata dal presidente della RSFSR Boris El'cin e dalla dirigenza della Russia. El'cin sottoscrisse dei Decreti nei quali la costituzione del Comitato statale per lo stato d'emergenza (GKCP) veniva qualificata come un tentativo di colpo di stato; gli organi del potere esecutivo dell'Unione, incluse le strutture della difesa, degli interni, della sicurezza passarono dalla parte del capo della RSFSR.
Boris El'cin con i compagni di lotta
Sei membri del Comitato statale per lo stato d'emergenza (GKCP) e il viceministro della Difesa e generale dell'esercito Valentin Varennikov (che sosteneva i rivoltosi), oltre a una serie di altri esponenti, furono arrestati, con l'accusa di tradimento della Patria.
Passato un quarto di secolo da quegli avvenimenti tanto significativi per il paese, i russi non reputano tanto importante il ruolo di quei giorni nella storia della nuova Russia. Un terzo degli intervistati ritiene il Comitato statale per lo stato d'emergenza «un evento tragico che ha avuto conseguenze disastrose per il paese e per il popolo». Oggi soltanto l'8% della popolazione ha definito l'agosto del 1991 come una vittoria della rivoluzione democratica che l'ha fatta finita con il potere del PCUS. La metà degli intervistati non è stata in grado di esprimere un giudizio sulle azioni dei golpisti.
La maggior parte dei russi ritiene che le cause del fallimento del putsch siano state nella maldestra organizzazione del rivolgimento, accompagnata dalla spaccatura nell'esercito, nel Ministero degli Interni e nel KGB, nonché dal rifiuto del presidente dell'URSS Mikhail Gorbačëv di sostenere i cospiratori. Inoltre, la maggioranza degli intervistati è convinta che nelle fila dei difensori della Casa bianca la gente sia stata spinta non dalle «macchinazioni dell'Occidente», ma dalle speranze di riforme profonde nel paese e dalla volontà di difendere la possibilità di uno sviluppo democratico della Russia, condita di idealismo con la speranza di cambiamenti immediati.
Mosca, Zoja Oskolkova
© 2016, «New Day – Italia»