La maggioranza dei russi – il 72% – ritiene la corruzione e la sua pratica da parte di funzionari statali a scopo di arricchimento personale un fenomeno tipico della Russia e una testimonianza della «putrefazione del potere». Solamente il 17% degli interpellati è convinto che i casi di corruzione tra i dirigenti delle forze dell'ordine e della dogana siano «casi isolati, atipici della dirigenza del paese».
Quasi la metà degli intervistati ritiene che le recenti perquisizioni e arresti al Ufficio investigativo della Federazione Russa (SKR) e al Servizio doganale federale (FTS) non siano altro che «fumo negli occhi» alla vigilia delle elezioni presidenziali e della Duma. Un altro 25% definisce quello che sta accadendo «ripercussioni della lotta» per la ripartizione delle sfere d'influenza tra gli alti funzionari. Soltanto un quinto dei russi considera tali avvenimenti come l'inizio di una «seria lotta» alla corruzione.
Ricordiamo che alla fine di luglio scorso è scoppiato un grosso scandalo di corruzione. Gli agenti dell'FSB hanno fermato e arrestato ‒ con l'accusa di aver preso tangenti per 1 milione di dollari dal «boss della mala a livello internazionale» Zacharij Kalašov, soprannominato Šakro il giovane ‒ i massimi dirigenti del Ufficio investigativo della Federazione Russa.
Con tutto questo, gli inquirenti fanno notare che la sfiducia nell'efficacia della lotta alla corruzione è legata alla convinzione da parte della maggioranza dei russi che a «servizio dello Stato» ci si va soprattutto per «riempirsi le tasche».
Gli esperti ritengono che i russi siano stati convinti con «determinati mezzi informativi» che la lotta alla corruzione sia tutta una farsa. La gente crede che la si possa vincere in un solo giorno, e poco in realtà sanno del sistema odierno di contrapposizione alla corruzione. In generale tale approccio dei cittadini indica l'elevato livello di sfiducia nei confronti delle autorità e di delusione per i meccanismi statali.
Mosca, Zoja Berezina
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