Una cucina quantomeno strana. È questa la prima impressione degli americani che si trovano davanti quelle che in Russia sono considerate vere e proprie prelibatezze. Lo rivela un video-esperimento nel corso del quale i 'degustatori' statunitensi si sono trovati davanti l'«arringa sotto la pellizzia», salame cotto, pomodori marinati, carne in gelatina e panini con lardo e mostarda. Per gli assaggiatori non ci sono stati problemi a mangiare i pomodori marinati; nessuno ha, invece, voluto assaggiare la carne in gelatina.
Il filmato dell'esperimento è stato oggetto di commenti da parte degli utenti di internet che hanno subito fatto notare i grossolani errori nel servire le pietanze: la carne in gelatina, ad esempio, non è stata accompagnata con il rafano, i panini erano senza il burro, e, soprattutto, sul tavolo mancava la vodka.
Il pittore, ristoratore e laureato in psichiatria Andrei Bilzho, è convinto che il tema della cucina russa nella comunità internazionale meriti uno studio dettagliato: "È incredibile come i ristoranti italiani mettano radici in tutti gli angoli del mondo e siano frequentati non solo dagli italiani stessi ma anche da molti stranieri – fa notare Bilzho – mentre i ristoranti di cucina russa neanche sopravvivono in Europa. Si tratta di un mistero assoluto, e non riesco a capirlo», continua. «Da nessuna parte esiste una rete dei ristoranti dove si possono degustare la zuppa di barbabielote rosse (borscht), arringa sotto la pelliccia, cetrioli sottaceto e altri piatti tipici russi: aprono al pubblico, ma poco tempo dopo chiudono», conclude l'esperto che spiega la sua soluzione: agli stranieri bisogna insegnare non solo a mangiare, ma anche a «bere vodka in un sorso, magari assaporando i cetrioli sottaceto per abituarsi ai sapori e 'formare' le papille gustative». Bilzho dice di conoscere molti italiani ed americani: i primi mangiano con tanto piacere l'«arringa sotto la pelliccia» senza pensare al fatto che sia una sorta di maionese violacea perché hanno imparato a gustarla come una torta: con il cucchiaio, uno strato dopo l'altro.
Fonte: «Kommersant»
Mosca, Zoja Oskolkova
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