Agli abitanti del Kazakistan che entreranno a far parte di organizzazioni estremiste verrà tolta la cittadinanza. Lo ha annunciato il presidente del paese Nursultan Nazarbaev.
«Secondo la legge del Kazakistan, se un cittadino del nostro paese espatria per entrare nelle fila di una qualunque organizzazione estremista non può più rientrare in patria e viene automaticamente privato della cittadinanza» – ha detto il capo dello stato. A suo parere è un provvedimento obbligato.
Come ha rilevato Nazarbaev, attualmente nella fila dei combattenti dello Stato islamico (proibito in Russia) si contano circa 500-600 fuoriusciti dal Kazakistan, mentre in tutto dai paesi dell'ex Urss si sono uniti all'ISIS circa cinque mila individui. «Noi abbiamo provato a svolgere un'opera di prevenzione con coloro che sono tornati dall'ISIS, ma questo non ha dato risultati. Perciò è stata presa la decisione di impedire loro di tornare a casa» – ha spiegato il leader del Kazakistan.
In precedenza i deputati del mažilis (il parlamento del Kazakistan) avevano approvato degli emendamenti alla Costituzione secondo cui la cittadinanza poteva essere tolta solo con una sentenza del tribunale «per avere commesso crimini terroristici e anche per avere causato un danno d'importanza vitale agli alti interessi della Repubblica del Kazakistan».
Alla fine del 2016 in Kazakistan il Comitato per la sicurezza nazionale della repubblica ha arrestato 33 persone sospettate di estremismo. Gli arresti sono avvenuti nell'ambito di un'operazione speciale per la liquidazione delle cellule dell'organizzazione estremista «Al-Takfir wa l-Hijra» (proibita in Russia).
Nel giugno dello stesso anno la città kazaka di Aktobe aveva subito un attacco di alcuni gruppi terroristici in seguito al quale sono morte 7 persone e ne sono rimaste ferite 38. L'operazione speciale per neutralizzare i terroristi si è protratta per alcuni giorni.
Astana, Zoja Oskolkova
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