Un'imposta sullo status. Per la prima volta in Russia si ipotizza di tassare non il reddito o la proprietà, ma il fatto di essere cittadini delle Federazione Russa. Le autorità sperano di rimpinguare i conti dell'erario grazie a questo 'balzello' sociale: ogni cittadino russo che ha superato i 18 anni sarà tenuto a versarlo.
I funzionari, sperano così, di ridurre il gap creato dal lavoro nero, settore cieco dell'economia russa che da tempo fa preoccupare le autorità, inermi di fronte ad un alto numero di trasgressori ed evasori. Secondo la stima del Servizio Federale per il Lavoro e l'Occupazione (Rostrud), in Russia 15 milioni di persone si troverebbero in questa condizione. Ma per il vice Primo Ministro, Olga Golodets, la cifra potrebbe essere addirittura il doppio.
I sociologi che studiano il fenomeno sono convinti che fuori dal controllo delle autorità (e quindi non considerati dalle statistiche ufficiali) vive e lavora la maggior parte della popolazione della provincia russa. Dal 20 al 50% delle famiglie al di fuori delle grandi città tira avanti, infatti, grazie al lavoro temporaneo – spesso in nero – in altre città e regioni.
I funzionari ritengono che ogni anno l'occupazione sommersa dia un colpo enorme alla situazione economica del Paese e ostacoli l'ammodernamento della produzione. E proprio per incentivare le persone a trovare un lavoro regolare e pagare le tasse, è stato studiato il cosiddetto contributo sociale, che in pratica sarà una tassa applicata per il semplice fatto di vivere in Russia.
Fonte: «Nezavisimaya Gazeta»
Mosca, Zoja Oskolkova
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