Gli attivisti per i diritti dell'uomo esigono lanciano allarme, chiedendo l'inchiesta sul funzionamento della medicina oncologica russa. La richiesta è partita a seguito dei ripetuti suicidi da parte di pazienti affetti da tumore, sempre più in difficoltà ad ottenere prescrizioni di farmaci analgesici che alleviano dolori spesso insopportabili. I medici, infatti, sono divenuti più prudenti per evitare il rischio di subire cause penali come conseguenza di prescrizioni facili di analgesici a base di morfina o altri oppiacei. Il Ministero della Sanità ha fatto sapere che avvierebbe i dovuti controlli.
Negli ultimi tempi, soltanto nella capitale russa sono stati registrati 11 casi di suicidio di malati terminali. I funzionari insistono ché a tutti i pazienti è garantito l'accesso ai farmaci prescritti. Purtroppo però spesso le cose vanno diversamente. I medicinali molto frequentemente non sono disponibili nelle farmacie e i medici fanno tutto il possibile pur di evitare di prescrivere terapie a base di antidolorifici. I loro timori derivano dalla vicenda della dottoressa Alevtina Horinyak di Krasnoyarsk, accusata dal Servizio Federale del Controllo del Narcotraffico di aver prescritto ad un paziente terminale un particolare anestetico: il «Tramadol». Il medico ha motivato la sua scelta, spiegando che nella farmacia dove l'uomo si riforniva erano terminati gli analgesici gratuiti a disposizione degli aventi diritto all'esenzione. Inoltre, l'ospedale dove il paziente era in cura, si trovava chiuso per le ferie, ciò che rendevano evidentemente impossibile l'acquisto di un medicinale senza ricetta.
Ciononostante la dottoressa Horinyak è stata accusata di somministrazione di sostanze stupefacenti e contraffazione di documenti. IL PM ha chiesto 8 anni di carcere ma, alla fine, le è stata comminata una multa di 230 euro. Definitivamente scagionata, Horinyak ha deciso di intentare un'azione legale, chiedendo 30 mila euro a titolo di risarcimento.
Il Ministero della Sanità sembra non considerare prioritaria l'assistenza ai pazienti che non possono essere curati, ai quali, purtroppo, si può solo alleviare il dolore della malattia. Un tipo di politica che ha favorito il «pugno duro» da parte delle forze dell'ordine, in particolare della squadra antidroga: chiunque indossi un camice bianco, e quindi sia abilitato a prescrivere questi farmaci, diventa un sospettato a priori.
Nel frattempo, la Duma di Stato ha prestato l'orecchio ai partigiani per i diritti dell'uomo e ha promesso loro porre sotto la propria sorveglianza l'oncologia. Lo scorso dicembre è stata approvata una legge rendere più accessibili i farmaci contenenti sostanze stupefacenti e psicotrope a favore dei pazienti che necessitano di alleviare il dolore, aumentando la validità delle prescrizioni da 5 a 15 giorni. Inoltre, su esibizione di ricetta medica che prevede un gran numero di preparati contenenti sostanze narcotizzanti, è stata resa facoltativa la presenza dei pazienti per il ritiro che potrà essere effettuato anche da un assistente sociale o da un o una badante.
Il costi sostenuti in Russia per il settore sanitario oncologico sono particolarmente elevati: per garantire a tutti i pazienti il trattamento previsto dagli standard internazionali, ogni anno occorrono circa 7 miliardi di euro a fronte di una diminuzione degli stanziamenti in bilancio pari a 1,1 miliardi.
Mosca, Zoja Oskolkova
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