Pubblicazioni del 05/21/15 (Archivio)

Pubblicista ucraino smaschera il Pentagono / Gli USA starebbero allestendo in Ucraina un laboratorio segreto di armi biologiche
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Pubblicista ucraino smaschera il Pentagono Gli USA starebbero allestendo in Ucraina un laboratorio segreto di armi biologiche

Alexander Rogers, giornalista pubblicista ucraino, è convinto che gli americani, dietro il pretesto delle ricerche scientifiche nel campo della protezione ambientale, stiano allestendo in Ucraina un laboratorio per lo studio e la conservazione di armi biologiche.

La struttura segreta sarebbe situata nei pressi di Char'kov, a 50 chilometri dal confine con la Russia.

A realizzare il progetto, secondo lo stesso Rogers, è la società americana «BlackandVeatch» che ha filiali in un centinaio di Paesi. La multinazionale ha realizzato anche il sistema di controllo delle armi nucleari, il monitoraggio dello stato del sarcofago della centrale nucleare di Chernobyl ed il laboratorio speciale a Odessa, allestito per il monitoraggio delle malattie esistenti ed il contrasto agli attacchi bioterroristici.

A confermare la fondatezza di tali informazioni è il Capo Ispettore Sanitario dello Stato della Federazione Russa, Gennady Onishchenko. Si tratta, infatti, di laboratori americani già presenti intorno a confini russi, molto simili a quelli in Georgia e nei paesi baltici.

Negli anni '90 un progetto analogo fu messo in piedi anche in Russia. In quel periodo Washington investì in ricerca nel campo dei rifiuti radioattivi, biotecnologie e fusione termonucleare sul territorio della Federazione Russa, circa 80 milioni di dollari. Altri 33 vennero impiegati per i reattori nucleari.

Gli 'scienziati' americani avevano accesso illimitato ai database e controllavano il lavoro dei ricercatori, ma quando fu chiaro che sotto questo manto si conducevano – in realtà – attività di spionaggio, il centro tecnico-scientifico venne chiuso.

Non sorprende, del resto, l'intenzione da parte degli americani di aprire un laboratorio proprio in Ucraina, come spiega il professore della Scuola Superiore di Economia: «Adesso è praticamente una colonia dell'Occidente, è controllata e gestita dalle forze esterne, quindi non ci sono ostacoli per loro. Così, in questo contesto di globalizzazione, che ora comprende anche il territorio russo – ha concluso – appare scontato che compaiano tali stazioni. E non sarà un caso isolato».

Kiev, Zoja Oskolkova

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