I resti di tremila corpi sono stati trovati in una fossa comune a Vilnius nel 2002. Tuttavia, fino ad oggi gli scienziati non sapevano quale fu la causa della morte di queste persone. Si è saputo solo che gli scheletri appartenessero ai soldati napoleonici in ritirata dopo la sciagurata campagna militare in Russia condotta nel 1812.
Secondo i calcoli dei ricercatori, Napoleone ha invaso la Russia con l'esercito di mezzo milione di uomini, ma soltanto sei mesi dopo, quando i francesi in rotta hanno raggiunto la Lituania, gli organici erano di circa 40 mila militari.
Si ritiene che fossero morti di freddo, fame, stenti e malattie, per lo più falciati dal tifo. Sono storicamente accertati i casi in cui i soldati di Napoleone, non avendo trovato alcun cibo nelle vicinanze, mangiavano i loro cavalli morti o morenti. In totale in Lituania da malnutrizione, ipotermia e tifo petecchiale sono morti circa 20 mila francesi. Le persone esauste non avevano le forze di seppellire in modo adeguato i loro compagni d'armi, perciò semplicemente gettavano tutti i cadaveri dei commilitoni nelle fosse poco profonde.
Ci sono voluti alcuni mesi per effettuare la ricerca scientifica in una di queste fosse comuni. Sono state meticolosamente esaminate, numerate e marcate le ossa, allo scopo di stabilire l'età, il sesso e la possibile causa della morte. Le ossa si alternavano con i reperti di scarpe e vestiti.
La maggior parte degli scheletri appartengono ad individui maschi, ma ci sono anche alcuni femminili. Inoltre, alcune ossa appartengono ai ragazzi di 15 anni di età. È molto probabile che siano tamburini. Molti degli scheletri erano raggomitolati, con le ginocchia piegate sul petto, a quanto pare, sono morti per il freddo, cercando in tal modo di scaldarsi.
Gli archeologi continuano a svolgere ricerche scientifiche sul territorio adiacente alla fossa. Secondo loro, in questo luogo possono giacere fino a 10 mila scheletri.
I resti esaminati verranno sepolti nel prossimo ottobre. Le autorità francesi innalzeranno un monumento ai caduti.
Vilnius, Zoja Oskolkova
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