I calchi del viso del defunto o, per essere più precisi, le fotografie, tramandano ai posteri l'aspetto del defunto. Le maschere mortuarie però non sono semplicemente la memoria immortalata. In queste maschere si sono conservati gli ultimi sentimenti delle persone e le circostanze della loro morte, spesso tragiche e misteriose. Sono riconosciute come opere d'arte, vengono copiate, collezionate, falsificate, vendute all'asta e messe nei musei.
Così nel 2012 la maschera di Iosif Stalin è stata venduta in Inghilterra per 6 mila dollari. Tuttavia, secondo i rappresentanti della casa d'aste, è solo la seconda copia della maschera mortuaria del leader sovietico, trafugata e contrabbandata in Occidente. Le altre (circa una decina) si trovano nel territorio dell'ex Unione Sovietica – per esempio, nel museo di Stalin a Gori, in Georgia. La maschera mortuaria di Stalin è stata realizzata dal famoso scultore Matvej Manizer, noto al grande pubblico come l'autore delle sculture installate sulla stazione metropolitana di Mosca «Ploščad' Revoljucii» («Piazza della Rivoluzione»).
Maschera mortuaria di Iosif Stalin
La maschera mortuaria di Vladimir Lenin è stata realizzata dallo scultore Sergej Merkurov, che durante la sua carriera ha fatto circa 300 tali maschere. Secondo la leggenda, lo scultore è stato chiamato nel luogo di villeggiatura a Gorki, nei pressi di Mosca, nel cuore della notte, è entrato nella stanza e ha sentito la voce bassa di Nadežda Krupskaja, la moglie di Lenin, che stava al capezzale del leader sovietico defunto: «Lei pensava di scolpire un busto di lui ... e lui non aveva mai il tempo per posare – e ora lei deve fare la maschera mortuaria di lui». Merkurov, tutto trepidante, ha iniziato a lavorare e di mattina presto non solo era già pronto il calco del viso, ma anche il calco delle mani del leader.
Maschera mortuaria di Vladimir Lenin
Nove anni dopo lui stesso ha realizzato la maschera mortuaria di Nadežda Krupskaja.
Maschera mortuaria di Nadežda Krupskaja
Oltre agli uomini politici era d'uso la realizzazione delle maschere mortuarie anche di grandi scrittori. Così l'agonia del poeta Aleksandr Puškin, come noto, è stata lunga e dolorosa: è morto solo due giorni dopo essere stato ferito in duello. L'idea di chiamare uno scultore apparteneva all'amico del poeta Vasilij Žukovskij, rimasto stupito dal volto sereno del sommo poeta defunto. Lo scultore Samuil Galberg con il suo assistente hanno realizzato il calco da cui sono state immediatamente fatte circa 15 copie, in seguito distribuite tra i parenti e gli amici del poeta. Dalla stessa maschera venivano scolpite successivamente sculture e busti di Puškin.
Maschera mortuaria di Aleksandr Puškin
La maschera mortuaria dell'autore di «Guerra e Pace» Lev Tolstòj è stata realizzata dallo stesso scultore che ha fatto la maschera di Lenin – Sergej Merkurov. Gli è venuta in mente l'idea di fare calchi anche delle mani insieme alle maschere mortuarie. «La prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stato l'occhio destro semiaperto e i sopraccigli ispidi, sollevati in rabbia. Il viso severo e corrugato...» – così lo scultore ha condiviso le sue impressioni dello scrittore defunto. I critici d'arte dicono che la maschera di Tolstòj «fa tremare. Sembra che quasi si aprisse questa bocca serrata per sempre».
Maschera mortuaria di Lev Tolstòj
Della morte improvvisa di Nikolaj Gogol' nel 1852 ancora si gira una leggenda, che lo scrittore sarebbe stato sepolto vivo in uno stato di letargo. A favore di questa teoria testimonia anche l'esumazione del corpo dello scrittore, effettuata nel 1931. Secondo i testimoni oculari, il rivestimento interno della bara è stato strappato, lo scheletro è stato incurvato, la testa girata di lato. Secondo la versione ufficiale, Gogol' è morto di insufficienza cardiocircolatoria come il risultato di alienazione mentale, depressione, denutrizione e disidratazione, i fattori aggravati da una cura sbagliata. A conferma delle voci del sonno letargico parla anche un fatto della vita di Gogol': nel 1839 lui ha contratto l'encefalite malarica, dopodiché è stato soggetto a svenimenti e sonno incontrollabile, per questo era terrorizzato di essere sepolto vivo.
Maschera mortuaria di Nikolaj Gogol'
Anche la storia della morte di Michail Bulgakov in qualche modo è legata a Nikolaj Gogol', che lo scrittore considerava il suo maestro. Una volta dopo un'ennesima lettura di «Il cappotto» di Gogol' Bulgakov ha scritto nel suo diario una frase dedicata a Gogol': «Coprimi con il tuo cappotto di pietra». Infatti, dopo la morte di Bulgakov, quando sua moglie si è rivolta a un artigiano di lapidi, lui tanto tempo non riusciva a trovare una pietra adatta, e infine hanno scelto insieme una pietra che andava bene. Più tardi si è scoperto che è una pietra dell'ex lapide di Gogol', che non serviva più dopo la nuova sepoltura dello scrittore. Il nome di questa pietra è «Calvario». Così Gogol' ha accolto la richiesta di Bulgakov.
Maschera mortuaria di Michail Bulgakov
La maschera mortuaria di Sergej Esenin, realizzata il secondo giorno dopo la morte del poeta dallo scultore Isidor Zolotarevsky, è stata usata come una prova nell'indagine sulla sua morte. Molti credono ancora che Esenin non si è impiccato, ma è stato vittima degli agenti della Čeka (la polizia politica sovietica), i quali l'avrebbero torturato in una stanza dell'hotel «Angleterre». La versione dell'omicidio del poeta è diventata così popolare, che negli anni '90 è stata condotta una nuova indagine sul caso. I periti giudiziari e gli esperti in medicina legale, dopo aver condotto una serie di esperimenti e aver studiato le prove, ancora una volta hanno dimostrato che è stato un suicidio, e i graffi il poeta si è procurato da solo: per scrivere con il proprio sangue la poesia di addio «Addio, amico mio...»: nella stanza mancava l'inchiostro.
Maschera mortuaria di Sergej Esenin
Il famoso calco del viso di Majakovskij, che si è suicidato, sparandosi con un revolver nel 1930, è stato realizzato sempre da Sergej Merkurov. È stato chiamato il giorno dopo la tragedia, per correggere il lavoro fatto male dal suo collega Konstantin Lutsky. Majakovskij menzionava Merkurov nei suoi versi, e poco prima della morte gli ha chiesto un favore: «Se muoio prima promettimi di realizzare la mia maschera post-mortem che non hai mai realizzato a nessuno nella tua vita». Lo scultore ha soddisfatto la richiesta del poeta, la cui maschera è venuta davvero insolita, e probabilmente peggio di tutte le altre: il naso è inclinato da un lato, il viso del poeta è deformato e per niente bello.
Maschera mortuaria di Vladimir Majakovskij
Mosca, Zoja Oskolkova
© 2015, «New Day – Italia»