Arriva la primavera e i fiori se ne vanno. Almeno questo è il rischio. Lo scorso agosto la Russia ha introdotto diverse misure restrittive per l'import agricolo dai paesi dell'UE. Misura che non riguardava i fiori. Ma laddove non è intervenuto il governo, potrebbe farlo il Rossel'choznadzor (FSVPS), il servizio di vigilanza veterinaria e fitosanitaria russo. Ad essere messa in discussione è l'importazione dai Paesi Bassi, cosa che avrà certamente ripercussioni immediate anche sulle forniture provenienti dall'America del Sud e dall'Africa. Se questo dovesse avvenire, il costo dei fiori in Russia aumenterebbe a dismisura.
In passato il Rossel'choznadzor aveva vietato l'importazione di produzioni floreali della Bulgaria, dalla quale, attraverso documenti contraffatti, arrivavano in Russia fiori di contrabbando provenienti in realtà da Cina, Brasile e Marocco.
Nei progetti dell'organismo di sorveglianza russo, infatti, rientra il divieto dei «certificati di riesportazione», che comporterà l'interruzione delle forniture da tutti gli stati dell'UE.
La produzione floreale interna russa, oltre che poco varia, non raggiunge volumi molto alti: più della metà della domanda è sostenuta dall'importazione: Paesi Bassi, Lituania, Lettonia e Repubblica Ceca i principali fornitori. Recentemente si sono aggiunti Israele e Turchia.
Va sottolineato che la Russia è il quarto paese nella classifica mondiale per volume d'acquisto di fiori: soltanto dai Paesi Bassi arrivano partite per un totale di 350 milioni di euro l'anno.
Difficile stimare i danni per l'eventuale perdita di questo mercato.
Intanto, si sa che a seguito della caduta del rublo, sul mercato russo il costo dei fiori è aumentato del 30-50%. E se il Rossel'choznadzor deciderà per il divieto delle importazioni, il prezzo della produzione floreale potrebbe salire ulteriormente.
Fonte: «Moskovskij Komsomolec»
Mosca, Zoja Oskolkova
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