Pubblicazioni del 05/14/15 (Archivio)

Il formaggio europeo rimpiazzato da quello russo
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Il formaggio europeo rimpiazzato da quello russo

«Cosa Nostra». È questo il nome della fattoria che fino a poco tempo fa aveva perdite di bilancio enormi. Galleggiava soltanto grazie all'amore dei proprietari per il loro lavoro. Ma quando, lo scorso agosto, è entrato in vigore il divieto di importazione in Russia dei formaggi europei, tutto è cambiato. I centralini dell'impresa hanno cominciato a surriscaldarsi per l'enorme quantità di telefonate da parte di ristoratori, interessati ad acquistare quei prodotti che prima non voleva nessuno.

Fino a poco tempo fa, infatti, l'agricoltura russa si trovava in una situazione di grande crisi. I fattori non erano in grado di reggere il confronto con i competitor europei. Per il Paese, quindi, era più comodo far rifornimento all'estero piuttosto che incentivare la produzione sul territorio nazionale. Tuttavia, con l'introduzione dell'embargo in risposta alle sanzioni antirusse, è arrivata la svolta.

E il successo dei formaggi made in Russia si percepisce in tutto il Paese. Se prima i caseifici preferivano mettere in commercio un prodotto economico standardizzato e di bassa qualità, adesso, invece, si cercano di migliorare i parametri qualitativi per avvicinarsi agli standard europei. Nel territorio dell'Altaj si produce l'emmental, nel Caucaso del Nord il tradizionale formaggio di pecora, mentre in Siberia sono state avviate le produzioni di mozzarella, ricotta e camembert.

Inoltre, si stanno diffondendo progetti di «coalizione» tra fattori e ristoratori che introducono sul mercato una linea casearia personalizzata: i primi si preoccupano della produzione facendo in modo che il latticino arrivi direttamente sulle tavole dei secondi.

Il ristorante «Mark i Lev», ad esempio, insieme al produttore LavkaLavka, sta costruendo un villaggio di fattorie nella regione di Tula, dove avverranno soprattutto produzioni di formaggi freschi.

La richiesta di latticini di buona qualità fra i russi si spiega con il fatto che, nel periodo del boom del petrolio e dei buoni guadagni, i cittadini si sono abituati alla qualità europea. In assenza di quest'ultima, si registra la crescita di domanda da parte dei consumatori. Il prezzo medio di mezzo chilo di formaggio di buona qualità in tempo di sanzioni è cresciuto fino a 12 euro, il doppio rispetto a prima dell'introduzione dell'embargo.

Mosca, Zoja Oskolkova

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