L'operazione per la privatizzazione di Rosneft è stata conclusa a sorpresa per il mercato, molti esperti erano infatti sicuri che sarebbe stata la stessa compagnia a riscattare il pacchetto delle proprie azioni. Ora, dopo che l'affare è stato concluso e il pacchetto di stato del gigante del petrolio è stato comprato da un consorzio composto dal fondo sovrano del Qatar e dalla multinazionale svizzera Glencore, è divenuto evidente come le trattative fossero in corso da molto tempo, ma che la decisione sia stata presa all'ultimo momento.
Il presidente della Federazione russa Vladimir Putin ha riferito della vendita del pacchetto di stato del 19,5% delle azioni della Rosneft, la maggiore compagnia petrolifera nazionale, a favore del consorzio composto dal fondo sovrano del Qatar (Qatar Investment Authority, QIA) e dalla multinazionale Glencore. La somma complessiva della transazione è stata di 10,5 miliardi di euro.
Nelle considerazioni sulla possibilità degli investitori occidentali di partecipare alla privatizzazione della compagnia petrolifera russa il principale dubbio consisteva nel fatto che Rosneft è soggetta alle sanzioni settoriali dell'Unione europea e degli USA, che ne limitano l'accesso a finanziamenti e tecnologie. Alla fine le misure restrittive non hanno avuto alcuna influenza sull'operazione. Gli esperti precisano che le sanzioni americane non proibiscono affatto operazioni con le azioni di Rosneft, mentre quelle europee limitano l'acquisizione di nuove azioni ma non di quelle già esistenti.
Nel corso del colloquio con Putin, il boss di Rosneft Igor' Sečin ha anzi precisato che il credito al consorzio è stato concesso da una delle maggiori banche europee. Gli analisti ritengono che il ruolo di consulente d'investimento nell'operazione di privatizzazione di Rosneft sia stato svolto dalla banca italiana Intesa Sanpaolo. Il credito non prevede il diritto di rivalsa sulla Glencore, tanto che la compagnia svizzera di suo rischia solamente 300 milioni di euro.
Nel frattempo le parti non svelano quali siano i privilegi acquisiti dai nuovi investitori. Per la Glencore potrebbe trattarsi di condizioni agevolate sulle forniture di petrolio, mentre l'adesione del Qatar all'operazione potrebbe essere la condizione per l'adesione della Russia all'accordo dell'OPEC sulla riduzione dell'estrazione. Inoltre, tenendo conto della quota in Rosneft della britannica BP, gli azionisti stranieri potranno candidare al consiglio d'amministrazione della compagnia quattro membri (su nove) e influenzarne sostanzialmente le decisioni.
Gli operatori finanziari sono sicuri che Rosneft abbia solo da guadagnarci dalla vendita del pacchetto al consorzio. In precedenza si pensava che la compagnia stessa avrebbe riscattato le proprie azioni. Un'operazione con la modalità buy-back sarebbe convenuta esclusivamente all'erario russo, che avrebbe così incassato i soldi della transazione già quest'anno, tuttavia Rosneft s'è impegnata con solerzia a evitare questa variante, cercando invece di attirare investitori reali.
Mosca, Zoja Oskolkova
© 2016, «New Day – Italia»