Le sanzioni europee nei confronti della Russia in sostanza sono americane e spingono Mosca tra le braccia della Cina. Questo parere in un'intervista concessa all'Agenzia giornalistica russa «New Day» ha espresso il presidente di «Confindustria Russia» Ernesto Ferlenghi. Secondo la sua affermazione, l'Europa sta perdendo un enorme mercato, mentre le restrizioni imposte dall'Unione Europea e dagli USA non fanno altro che rafforzare l'economia della Russia.
«New Day»: Signor Ferlenghi, Lei rappresenta Confindustria in Russia. L'obiettivo è chiaro: stringere le relazioni tra imprenditori italiani e russi. Per quanto però ciò sia d'attualità ora, nel periodo delle sanzioni, il periodo di raffreddamento dei legami bilaterali?
Ernesto Ferlenghi: Si, certamente, il nostro obiettivo è di allacciare le relazioni tra la Russia e numerosi imprenditori d'Italia, che fanno parte di diverse ramificazioni territoriali della Confindustria. Quanto a me, sono maggiormente orientato verso il Nord d'Italia, verso la parte industriale più sviluppata del paese. Alla fine dello scorso anno ho partecipato all'evento organizzato da una grande associazione «Anima», che riunisce circa 2000 aziende-produttrici delle pompe e valvole per il settore petrolifero. Ho firmato l'accordo con esse, e già qui, in Russia. mi sono messo d'accordo e ho firmato documenti con associazioni russe, come «Opora Rossii» (Colonna portante della Russia), «Delovaya Rossiya» (Russia imprenditoriale), «Technologhiceskij park» (Technoparco). Tutto ciò è necessario affinché si possa rispondere alla domanda della parte russa e per non farsi sfuggire il momento quando si saprà con certezza che nell'ambito dei programmi russi d'investimenti determinate attrezzature e servizi saranno localizzati in modo prioritario.
Ammesso che esistano programmi di diverse società – «Gazprom», «Rosneft», «Novatek»… Noi stiamo cercando di venire a conoscenza della posizione ufficiale dei ministeri, della loro strategia, che cosa e in che modo s'ipotizza di realizzare. Eppoi, una volta tornato in Italia, valutiamo la domanda laggiù e ci rivolgiamo in seguito alle imprese, chiedendo se siano pronte a costituire una joint-venture e operare nel quadro di questo nuovo modello.
«New Day»: A giudicare dalle Sue parole tutto sembra facile…
Ernesto Ferlenghi: Certamente no. Sostituzione dei prodotti d'importazione, sanzioni – hanno apportato numerose nuove regole del gioco, inasprendo la situazione. Sinceramente parlando, tutti sono pronti a darsi da fare, nessuno vuole rinunciare a un simile mercato, quello russo. Tutti vogliono conservare la propria quota in questo mercato. Gli italiani si rendono ben conto di avere dei concorrenti, mentre sull'elenco dei nostri diretti concorrenti ci sono paesi europei che erano favorevoli all'applicazione delle sanzioni. Francesi, tedeschi… Loro reagiscono in modo estremamente tempestivo.
Innanzitutto però tutti noi temiamo la concorrenza da parte della Cina. Perché proprio dai cinesi? Loro rappresentano una minaccia per le imprese italiane perché operano in modo tempestivo, la qualità dei loro prodotti non è la più scadente, mentre la loro politica dei prezzi è competitiva. Nello stesso tempo, possono portare una banca in grado di finanziare tutto. Sbarcando sul mercato russo, loro sono capaci di assicurare il finanziamento della costruzione di uno stabilimento a patto che il contratto di costruzione sia affidato a un'impresa cinese. Questa catena parte dal basso, tutte le società in subappalto vengono trasferite ai cinesi. Se si accapareranno una quota del mercato – non riusciremo mai più di riprenderla. E gli italiani se ne rendono conto. Intanto questa nicchia del mercato noi la stiamo perdendo davvero.
Dal canto nostro noi ci rendiamo ben conto che le joint-venture con la Russia bisogna costituirle proprio ora. Certamente non è così semplice. Attualmente abbiamo al nostro attivo non più di una decina degli esempi del genere, cioè proprio medie e piccole imprese che vengono in Russia per investire.
Il volume degli investimenti non è tanto importante, non si tratta nemmeno di grandi investimenti. Quando noi parliamo di costituzione delle joint-venture gli italiani non devono necessariamente essere investitori maggioritari e, poiché il livello di fiducia è elevato ci sono esempi concreti degli investimenti che non superano il 5%, e gli esempi del genere sono a portata di mano.
«New Day»: Ad esempio?
Ernesto Ferlenghi: Ci sono alcuni esempi unici e coronati da successo. «Transneft» e «Konar» fabbricano congiuntamente pompe a Chelyabinsk. Si costituiscono aziende per la costruzione degli stadi, all'interno delle quali operano le società per la costruzione delle carpenterie metalliche. Sono gli stessi schemi che funzionano nel nostro caso. Si invitano i quadri, si costituiscono le joint-venture di successo. L'ammontare degli investimenti poi non è tanto importante, se gli italiani portano qui le loro tecnologie. Le società russe per lo più aiutano a trovare terreno, stabilimento, oppure infrastrutture, centrali elettriche, gas, acqua, ciò che non è tanto costoso, la cosa principale è quella di trovare un mercato.
«New Day»: Di quali somme si tratterebbe? Uno, dieci, cento milioni di euro?
Ernesto Ferlenghi: L'ammontare di una commessa può variare. Nel caso di piccole e medie imprese si tratta di un minimo di 5 milioni di euro l'anno. Per esempio, parlando di produzione di sedie, non c'è bisogno in questo caso di ingenti investimenti, e anche il mercato non è così grande, ma in compenso non è fermo e in ogni caso cresce.
Parlando di sostituzione di pompe importate con quelle fabbricate sul posto, ciò richiederebbe investimenti che ammontano a decine di milioni di euro. In fin dei conti non è tanto. Bisogna tener presente che il bacino dei consumi si trova in Russia. Un vantaggio in più sta nel fatto che tra Russia, Kazakhstan e Bielorussia non ci sono barriere doganali e la fabbricazione congiunta potenzialmente apre la strada anche nei paesi terzi.
Noi stiamo cercando di studiare quali linee di finanziamento si potrebbero ottenere dal governo russo. E' interessante che il potere fornisce l'assistenza ed è disposto a erogare finanziamenti se la produzione non è destinata soltanto ai mercati interni, ma anche per le esportazioni. Inoltre si concedono agevolazioni e detrazioni fiscali senza paragoni. Ora da nessuna parte esiste esonero dall'imposizione dell'IVA per un determinato periodo, esonero dalla tassazione dei profitti ecc. Bisogna sfruttare tutto questo. Qualche mese fa rinomata azienda Tecnimont ha vinto una gara d'appalto lanciata dalla «Gazpromneft – Moskovskij NPZ» S.p.A. modello aperto aggiudicandosi contratto EPC (engineering, procurement, construction) per la costruzione di un impianto combinato per la raffinazione del petrolio per l'ammontare di 600 milioni di dollari. E' una gigantesca catena tecnologica, nella quale saranno inserite anche società subappaltatrici.
Della nostra Associazione fanno parte tutte le società di edilizia. Esse costruiscono ponti, stadi, strade, binari ferroviari. Noi abbiamo un'eccellente società Saipem…aggiudicandosi contratto EPC (engineering, procurement, construction) per la costruzione di un impianto combinato per la raffinazione del petrolio per l'ammontare di 600 milioni di dollari. E' una gigantesca catena tecnologica, nella quale saranno inserite anche società subappaltatrici.
«New Day»: La quale avrebbe dovuto realizzare «South Stream»?
Ernesto Ferlenghi: Si. Si, purtroppo il progetto è stato bloccato. Non per colpa degli italiani, né per colpa della parte russa, una circostanza di forza maggiore.
«New Day»: Società italiane partecipano alla costruzione degli stadi nell'ambito della preparazione per il Campionato mondiale di calcio 2018 che si terrà in Russia?
Ernesto Ferlenghi: Ci sono società direttamente coinvolte nella costruzione degli stadi per le gare del 2018. Esistono quelle che fabbricano carpenterie metalliche. L'azienda italiana «Cimolai», ad esempio, ha costituito una joint-venture con l'impresa «Konar» volta alla fabbricazione delle carpenterie metalliche per la costruzione degli stadi. Ci sono società di ingegneria ben note a tutti, ad esempio Augusta, specializzata nella costruzione degli elicotteri. Ci sono anche altre, numerose aziende…
«New Day»: Imprenditori italiani hanno delle agevolazioni particolari in Russia?
Ernesto Ferlenghi: La sostanza non è se gli italiani abbiano qualche privilegio – non ne hanno, con lo stesso successo possono operare anche francesi e tedeschi. Quando comprenderemo le esigenze del paese, allora potremo cooperare con efficienza. Noi ci renderemo conto in che modo infine funziona la sostituzione delle importazioni.
Esiste un nuovo tipo di contratti, quelli d'investimento, un'ampia fascia, ma del tutto particolari in qualche aspetto. La Russia ha fissato dei principi basilari dell'operato dei partner stranieri, trasferimento delle tecnologie nell'ambito delle esistenti realtà. In questo quadro, ad esempio, si inserisce anche la funzionalità di pubblico acquisto. La Duma sta dibattendo la fattibilità dell'esonero dalla gara di appalto pubblico in base alla legge vigente se un investitore straniero arriva nel paese e mette su alcune aziende, trasferisce le tecnologie. Ci sono già i contratti, e i risultati si vedono.
Certamente qualsiasi grande impresa segue il proprio piano determinato. Noi ci rendiamo conto che nelle regioni arrivano investimenti diversi per la loro consistenza. Noi stiamo analizzando questi aspetti. L'ideale è uno sportello unico dove si può presentarsi e dichiarare i propri intenti, noi abbiamo l'elenco delle imprese pronte alla cooperazione, mentre la parte russa può esprimere le proprie esigenze. Partendo da questo elenco, noi dal canto nostro possiamo dire quali imprese sono pronte alla cooperazione in base ai parametri fissati.
«New Day»: E la «Confindustria è già diventata uno sportello unico o è soltanto nei progetti?
Ernesto Ferlenghi: Noi siamo già diventati una specie di sportello poiché l'accordo che abbiamo firmato con «Opora Rossii», «Delovaja Rossija» e diverse regioni – è l'inizio di un processo a seguito del quale noi riceveremo le prime richieste da parte delle associazioni. Possono rappresentare sia gli interessi del potere regionale, sia delle imprese locali che a loro volta tramite le associazioni si rivolgono a noi, come del resto lo volevamo.
Qualche mese fa noi abbiamo portato in Italia rappresentanti di 200 imprese russe. Noi abbiamo dimostrato che le imprese russe non sono in alcun modo diverse da quelle internazionali. Le imprese pensano allo stesso modo, allo stesso modo vogliono operare, realizzare progetti. E' molto importante che abbiano iniziato a comunicare tra di esse. E ora gli italiani cominciano a dire: «Ricordate che abbiamo avuto un incontro con imprenditori russi, abbiamo capito il loro punto di vista, vogliamo costituire una joint-venture». Come «Confindustria», noi non solo mettiamo in contatto imprenditori russi e quelli italiani, noi stiamo cercando di assistere le nostre imprese nel corso della realizzazione dei progetti.
Un altro aspetto ancora. Noi abbiamo firmato accordi con diverse università in Italia, invitiamo in Russia nelle nuove imprese studenti italiani. Padova, Verona, Bergamo, Roma…lì alcuni ingegneri perfino studiano e conoscono la lingua russa. Noi gli invitiamo per uno stage, aiutiamo a intraprendere il proprio cammino nell'attività imprenditoriale, conoscere la regione. Anzi, il 100% delle persone che hanno fatto lo stage con noi, sono rimaste in Russia, nemmeno uno solo è tornato in patria. Loro lavorano qui. Alcuni lavorano non solo con le imprese italiane, ma anche con quelle russe. Sono il nostro orgoglio, in un certo senso noi esistiamo per poter dare qualche speranza, non solo alle imprese, ma anche alle nuove generazioni.
«New Day»: Signor Ferlenghi, esistono dei particolari nazionali della presenza delle imprese italiane in Russia?
Ernesto Ferlenghi: Per più di una volta ho già parlato delle relazioni russo-italiane. Sono di lunga durata e sono amichevoli. Contano già 50 anni. E' importante ricordare che erano buone perfino nei tempi più difficili, nel periodo della guerra fredda. Gli italiani erano sempre stati pronti a cercare un compromesso e risolvere con efficienza i compiti posti. La prima fornitura del gas all'Italia, per esempio, è stata effettuata già dall'Unione Sovietica, nel 1956. S'immagini le relazioni della durata di mezzo secolo, quanta storia c'è dietro.
C'è senz'altro anche un legame a livello di consumi. Ad esempio, il gasdotto che unisce l'Italia e la Russia. La gente sa da dove viene il gas. Migliaia di chilometri percorre, partendo dal territorio di Yamalo-Nenets, dove viene estratto nelle condizioni climatiche estremamente dure, affinchè noi possiamo utilizzarlo. E' senz'altro soltanto uno degli esempi, ma perfino nel caso del gas è la cooperazione che ha contribuito in un modo qualitativamente positivo a influenzare l'economia italiana. Va da sé il contributo, universalmente riconosciuto, dell'Unione Sovietica apportato durante la Seconda guerra mondiale.
Se però ci soffermiamo sul tema riguardante affari, c'è sempre stato uno schema buono e ben collaudato. Il mercato è riempito per lo più da piccole e medie imprese che producono oltre al 50% del PIL d'Italia, mentre grandi imprese sono molte di meno. Queste aziende fabbricano prodotti unici nel loro genere nel settore della costruzione dei macchinari, attrezzature di generi diversi. Sono state orientate anche verso il consumatore russo, stipulavano contratti, costituivano le joint-venture.
«New Day»: Lei parla al passato….Perchè? A causa delle sanzioni?
Ernesto Ferlenghi: Ora in Russia si registra un notevole calo della domanda. Ciò avviene per una serie di cause. La prima e la più evidente è il valore del rublo, il quale colpisce assai duramente sia le imprese sia i consumatori. La seconda sono le sanzioni che colpiscono, tra l'altro, anche il settore finanziario. Le società russe non hanno l'accesso ai crediti, diventa sempre più difficile avere disponibilità finanziarie. Come Lei sa, il tasso fissato dalla Banca Centrale della Federazione Russa è estremamente alto, oltre l'11%, mentre per il cliente finale, destinatario del credito, è del 14-15%, ciò che crea barriere per lo sviluppo delle imprese.
Il peso delle sanzioni certamente si fa sentire. Io personalmente sin dal momento della loro introduzione, in sostanza si tratta di sanzioni americane, ho detto che era un male. Bisogna regolare le relazioni con la Russia tramite canali diplomatici. Non si può isolare la Russia. Inoltre una cosa del genere è impossibile. Non si tratta semplicemente di parole, ma ne è la dimostrazione l'intera storia delle relazioni con la Russia. Nessuno è in grado di fare le pressioni sulla Russia per portare alla fine al suo isolamento. Questo non succederà.
Perfino valutando la situazione da un punto di vista puramente economico, grazie alle sanzioni la Russia sta diventando più forte. Questo affievolimento sarà gradualmente superato. Anche il calo dei prezzi del petrolio è ciclico, torneranno ai livelli di $70-80.
Si capisce che il mondo è diventato più efficiente. Probabilmente un tale livello del consumo del petrolio non sia giustificato. Le fonti dell'energia sono diversificabili. In ogni caso però la Russia è un paese forte che possiede enormi risorse. E anche se l'Europa volesse isolare la Russia, in fin dei conti si rafforzerebbero soltanto le relazioni russo-cinesi, ciò che è evidente. Allora dovremmo confrontarci con una nuova realtà.
La Russia sta crescendo, vuole diventare indipendente, sia tecnologicamente sia politicamente, è ciò è evidente e legittimo, come lo è anche per qualsiasi altro paese. Sono convinto che la situazione attuale in Siria è la prova di come sia importante continuare il dialogo con la Russia, non di isolarla.
Venendo in Italia, mi metto in contatto con la gente, nel Sud, nel Nord, chiedendo in giro che impatto hanno le sanzioni su di loro. Un imprenditore che produce sedie e cucine, ad esempio, mi ha risposto: «Per colpa delle sanzioni non posso vendere la mia merce». Le sedie però sono escluse dalle sanzioni. Le banche dicono che tutto è in regola, tutto funzionerà, bisogna semplicemente continuare a operare.
Gli affari bisogna farli ora poiché le agevolazioni che ci sono adesso non ci saranno più sul mercato russo tra 10 anni. I nostri concorrenti si muovono molto velocemente. E' molto importante rendersene conto. Noi certamente abbiamo relazioni amichevoli, le camere di commercio russa, francese, tedesca collaborano con quella italiana. Loro però sono dei potenti e forti concorrenti.
«New Day»: Se non erro, sono già circa 6 mila imprese presenti sul mercato nell'ambito dell'associazione degli imprenditori russo-tedesca, mentre quelle italiane non sono così tante.
Ernesto Ferlenghi: Tenga presente che su base fissa operano non più di 400 imprese. Il dato più interessante però è che, anche considerando le joint-venture, le imprese italiane numericamente sono decine di volte inferiori. Delle 6000 imprese tedesche quasi 2,5 mila sono le joint-venture. Loro già operano seguendo lo schema della produzione congiunta, si sono radicate sul mercato. Se si considera l'impatto delle sanzioni nell'ambito del volume totale di produzione la situazione è senz'altro molto difficile. Non tutto però va così male poiché una parte del profitto loro percepiscono proprio in Russia, dalle società che hanno avviato la produzione direttamente sul posto. Se si considerano perfino i dati statistici, i danni causati dalle sanzioni alle imprese tedesche nel loro complesso, le perdite sono compensate proprio dalle joint-venture.
Per noi è più difficile poiché la maggioranza delle nostre imprese punta sulle esportazioni. Noi speriamo che le sanzioni siano abolite e più presto ciò avviene, meglio sarà. Esse ostacolano sviluppo normale delle nostre relazioni. Penso che sia già evidente a tutti che l'Italia è pragmatica nelle questioni che riguardano il sostegno della Russia e soluzione costruttiva congiunta dei compiti posti. Noi però facciamo parte dell'Unione Europea e le questioni del genere devono essere risolte in modo collegiale al livello di Bruxelles.
«New Day»: In Russia molti non credono alla sostituzione delle importazioni. Diciamo, produttori europei di generi alimentari si sono ritirati dal mercato, e sono stati rimpiazzati da quelli brasiliani: un baratto inutile. Lei crede nella sostituzione delle importazioni in Russia?
Ernesto Ferlenghi: Ci credo. Così deve essere, qualsiasi paese deve compiere da solo il proprio sviluppo tecnologico, è un processo inevitabile. L'unica cosa, a mio parere, è che si tratti di un processo a lungo termine. Per le imprese ci deve essere il ribasso dei tassi, anche se capisco la Banca Centrale della Federazione Russa, poiché per ora bisogna mantenere alto il tasso per non provocare l'inflazione. D'altronde però le imprese si sviluppano proprio nel momento del ribasso dei tassi. A mio avviso, la sostituzione delle importazioni è diventata una questione pragmatica e seria.
Che cosa guarda principalmente l'investitore? Analizza il mercato, prende conoscenza del sistema di tassazione, calcola il ritorno degli investimenti. In Russia le tasse sono basse, e l'autorizzazione per inizio attività si rilascia in modo sbrigativo...
«New Day»: Secondo Lei, quanto tempo ci vorrà per la sostituzione delle importazioni?
Ernesto Ferlenghi: Ritengo che per la realizzazione della sostituzione delle importazioni ci vogliano circa 10 anni. Se parliamo di sostituzione delle importazioni dal punto di vista di qualità di assemblaggio di qualche articolo, i cui dettagli si fabbricano all'estero, allora ciò avverrà relativamente in brevi tempi, in 2-3 anni. Se si parla di una sostituzione delle importazioni a pieno titolo, allora ci vorrà molto più tempo. Poiché se prendiamo una parte di un componente, che qui non si fabbrica, la localizzazione rappresenta un'intera catena. Mettiamo caso che noi vogliamo fabbricare una nuova «Mercedes» russa, allora non solo bisogna produrre le gomme, ma anche il volante, il motore e la carrozzeria. Tutto ciò bisogna fabbricare qui, sul posto, e per questo ci vuole tempo.
«New Day»: Beh, bisogna pure addestrare i lavoratori…
Ernesto Ferlenghi: Si, ma in Russia le persone sono intelligenti, si addestrano velocemente. Diciamo, io studiai in Italia, sono un fisico di formazione. Tutti i miei libri di testo di fisica, matematica – erano tutti russi: Smirnov, Landau e Lifšitz… Il livello scientifico qui è molto elevato. La gente segue un approccio pragmatico, reagisce tempestivamente, cosicchè non ci vorrà molto tempo per l'addestramento.
In Russia c'è una moltitudine di giovani ingegneri dotati di talento. Gli italiani devono sapere molto di più sulle opportunità che offre la Russia. Allo stesso modo anche i russi devono capire che l'Italia non è soltanto la moda, il vestiario, l'opera lirica, la cucina, la pasta, il parmigiano, il vino e il Colosseo. Noi possiamo dare tanto alla Russia e insieme possiamo scalare le vette!
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Mosca, Vsevolod Gnetii
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