Gli imprenditori russi hanno intenzione di guadagnare fino a 100 miliardi di euro coltivando in Crimea piantaggine, ginseng e altre erbe medicinali. Le piante coltivate sono destinate all'export nei paesi dell'Asia del Sud e, in primo luogo, in Cina.
La Crimea è stata scelta non per caso: gli esperti ritengono che in questa regione ci sia un terreno particolarmente fecondo. Oltre che nella penisola, la coltivazione di erbe medicinali prenderà il via in altre tre regioni: Brjansk, Altaj e Caucaso.
Circa il 70% delle erbe che sono utilizzate nella medicina cinese tradizionale – più di trecento piante – lo si può coltivare in Russia. L'ha dichiarato l'Associazione professionale dei riflessoterapeuti, uno dei settori leader di HealtNet, parte del programma di sviluppo «Iniziativa tecnologica nazionale».
Il progetto, approvato alla fine del 2016 in una seduta del presidium del Consiglio del presidente della Russia per la modernizzazione dell'economia, l'innovazione e lo sviluppo del paese, è a lungo termine. La «tabella di marcia» del programma HealthNet prevede che entro il 2035 sul territorio del paese compaiano non meno di 25 parchi agricoli con incluse fino a 300 mila aziende agricole, le quali si occuperanno direttamente della coltivazione, della lavorazione e della conservazione delle piante. Gli esperti sono convinti che la somma prevista di 100 miliardi di euro la si potrà guadagnare proprio entro quel periodo.
Il volume del mercato dei rimedi vegetali tradizionali cinesi raddoppia ogni 5-6 anni: nel 2015 era già di più di 100 miliardi di euro e si prevede che entro il 2035 diventi, secondo le stime degli esperti, di non meno di 400 miliardi di euro. Ed essendo le risorse fondiarie della Cina praticamente esaurite, la Russia spera di conquistare almeno un quarto di questo mercato.
Mosca, Leonid Makoveckij
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