In Crimea potrebbe venir istituita una zona offshore, in quanto è indispensabile per legalizzare gli investitori nel territorio della penisola.
La questione della creazione in Crimea di una zona offshore era stata sollevata per la prima volta nel 2014. Dal 2015 nella penisola è in vigore un regime di zona economica libera: i residenti non pagano all'erario l'imposta sugli utili delle aziende, per 10 anni sono esenti dall'imposta sui beni, per 3 anni da quella fondiaria. A essi vengono applicate aliquote ridotte delle imposte regionali e dei contributi previdenziali.
Attualmente nella penisola sono registrate 883 aziende. Tuttavia il regime di zona economica libera non risolve una serie di problemi sorti in seguito alle restrizioni a cui è sottoposta la Russia e la Crimea in particolare. In primo luogo si tratta degli investitori stranieri i quali, operando in Crimea, rischiano di essere sanzionati dai loro stati.
Si sta valutando di legalizzare l'operato degli investitori tramite una zona offshore. «Per il momento questa idea è ancora in fase di valutazione. È in esame presso i ministeri strategici, in particolare quello dello Sviluppo economico. Le proposte – per trovare una variante adatta che non è ancora stata adottata da nessuna parte e che potrebbe essere adottata per la prima volta in Crimea – sono arrivate dai deputati, dai membri del Consiglio della Federazione e da quelli del governo della Federazione russa. Per ora non si è ancora giunti a una soluzione unitaria» – ha detto il leader della Crimea Sergej Aksënov.
Simferopoli, Liana Makoba
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