Pubblicazioni del 06/18/15 (Archivio)

Il cambio di rotta nel commercio del gas tra Europa e Russia / Le ripercussioni sui consumatori europei del modello di «diversificazione pura»
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Il cambio di rotta nel commercio del gas tra Europa e Russia Le ripercussioni sui consumatori europei del modello di «diversificazione pura»

Una nuova forma di cooperazione con l'Unione Europea nel settore del gas che non prevede asset entry, ossia compenetrazione delle attività, bilaterali. E sulla formazione dei prezzi influirà la cooperazione tra la Russia e la Cina. Mosca si è dichiarata pronta a giocare secondo le regole dell'UE, ma non è in grado di garantire che questo risulterà vantaggioso per i consumatori europei.

La rinuncia della Russia al progetto del «South Stream» e l'intenzione di realizzare il nuovo gasdotto «Turkish Stream» come alternativa al transito in territorio ucraino, induce l'Europa a investire nelle nuove infrastrutture per l'importazione del gas russo.

Mosca intende semplicemente mettersi al riparo dai problemi costanti con la controparte ucraina non dimostratasi affidabile, scegliendo di dialogare con la più affidabile Turchia, paese che non fa parte dell'Unione Europea, ed escludendo la Bulgaria, con quale non è stato possibile raggiungere un accordo per la costruzione del «South Stream».

Come spiegano gli esperti della rivista «Forbes» nella sua edizione russa, tutto fa pensare che nel 2019 il contratto con l'Ucraina per la fornitura di gas verso l'Europa non verrà rinnovato. Per questo è scattato il «meccanismo del preavviso», memorandum nel settore energetico siglato da Russia e UE, a seguito della crisi del gas del 2009, per superare con ripercussioni minime le situazioni di emergenza, compresi i rischi legati al transito del gas stesso.

Com'è noto, l'Europa da tanto tempo parla della necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo. E adesso i rapporti sono mutati passando dal modello di «compenetrazione e interdipendenza con elementi di diversificazione» a quello di «diversificazione pura».

Dopo la costruzione del «Turkish Stream» la Russia costringerà l'UE ad investire in infrastrutture visto che il combustibile naturale sarà fornito solo al confine tra la Turchia e la Grecia, dove verrà istituito il gruppo di distribuzione principale. Una decisione che inevitabilmente influirà sul costo per il consumatore finale. In parole povere è come se la Russia dicesse ai partner europei: noi vendiamo il gas alla Turchia, poi vedetevela voi.

Mosca, Zoja Oskolkova

© 2015, «New Day – Italia»

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