Una forte riduzione del volume dell'export di materie prime, causata dalle severe restrizioni imposte dal governo russo sulle esportazioni di grano. L'introduzione di nuove tasse ha spinto gli esportatori ad aumentare il prezzo del grano, in particolare del grano duro, facendolo gravare così sugli acquirenti stranieri. Le autorità ritengono che, in questo modo, sarà possibile mantenere stabile il prezzo del pane sul mercato nazionale, mentre gli acquirenti stranieri pagheranno di più.
Nel dicembre dello scorso anno si è registrato il calo delle forniture di grano dalla Russia, dovuto alla riduzione della logistica, con ritardi delle spedizioni per la lentezza, con la quale gli organi di controllo statali hanno rilasciato i certificati fitosanitari. Lo scrive il quotidiano «Izvestia». Nel mese di gennaio, sotto la minaccia di multe e sanzioni milionarie, sono riprese le esportazioni di frumento che hanno toccato punte record di 2,1 milioni di tonnellate.
Dal 1 febbraio 2015 in Russia è stata introdotta una tassa sull'esportazione di frumento pari al 15% del valore doganale, più 7,5 euro ma non meno di 35 euro per 1 tonnellata. Un sovraccosto che, naturalmente, ha generato un forte calo dei volumi di esportazione. Tutte queste restrizioni hanno influenzato il desiderio degli esportatori di contrattare in futuro, in quanto i rischi sono imprevedibili.
Le autorità sono convinte che i paesi importatori di grano dalla Russia continueranno a comprare: dal Medio Oriente, dal Mediterraneo e dai nuovi mercati dell'America Latina non si scoraggeranno per gli aumenti e le restrizioni.
Ma la realtà sembra dimostrare il contrario: per il 2013, secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, il volume di grano immesso sul mercato italiano è diminuito del 55,5% e non vi è alcuna garanzia che si tratti di un episodio isolato. Complessivamente, l'Unione Europea importa 38,5 milioni di tonnellate di grano all'anno, compresa la quota russa.
Tutti questi rischi e ostacoli burocratici costringono i produttori europei a cercare altri fornitori per poter soddisfare il loro fabbisogno. Alcune aziende italiane stanno pensando di coltivare grano duro in Russia, anche perché gli esperti concordano sul fatto che la domanda interna di grano duro possa solo aumentare. Barilla, per esempio, registra un'impennata delle vendite sul mercato russo: per questo è prevista l'apertura di nuovi impianti produttivi già a partire dal prossimo anno.
Mosca, Zoja Oskolkova
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