Pubblicazioni del 10/16/15 (Archivio)

Il business russo riduce attività all'estero, rimpatriando di nascosto i capitali / Succede per la prima volta dal 1999
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Il business russo riduce attività all'estero, rimpatriando di nascosto i capitali Succede per la prima volta dal 1999

Per la prima volta in 5 anni si registra in Russia un afflusso netto di capitali pari a 5,3 miliardi di euro. Allo stesso tempo, non si tratta di investimenti esteri, l'afflusso dei quali era stato sospeso a causa dell'imposizione di sanzioni contro la Russia. Gli esperti ritengono che le imprese russe stiano riducendo le loro attività all'estero poiché economicamente svantaggiose, e preferiscono investire nel business nazionale.

L'ultima volta un afflusso netto di capitale era stato registrato in Russia nel giugno del 2010. Ora, per i primi tre trimestri di quest'anno un deflusso netto di capitale è sceso a 45 miliardi di dollari da 50,3 miliardi di dollari del primo semestre.

Questi dati sono preliminari, ma se verranno confermati, la Banca Centrale della Federazione Russa dovrà rivedere le previsioni del deflusso nel 2015. Per ora­ la Banca Centrale russa prevede un deflusso netto pari a 85 miliardi di dollari, l'80% di questo deflusso viene formato dall'estinzione del debito estero da parte del settore aziendale.

Quest'anno le imprese russe per la prima volta a partire dal 1999 hanno ridotto le attività estere, ciò che è accaduto grazie alla concessione di crediti commerciali e in valuta estera in contanti ai non residenti. Gli investimenti diretti dall'estero sono quasi fermi a partire dalla metà del 2014, e non si tratta nemmeno di investimenti, ma di utili reinvestiti.

Probabilmente, le società russe non hanno abbastanza risorse da investire nelle attività all'estero. Secondo gli analisti, poiché questi fondi non sono provenienti dai mercati pubblici (collocamenti erano pochi e di quantità ridotte), nella maggioranza dei casi si tratta del rimpatrio camuffato dei capitali russi.

Il business russo ha avuto una buona lezione: in precedenza una parte cospicua dell'afflusso del capitale straniero era indirizzata al finanziamento di fusioni e acquisizioni sempre estere. Ora gli imprenditori si sono resi conto che l'unica cosa redditizia sono le attività russe, e l'acquisto di quelle straniere era stato l'acquisto delle perdite.

In particolare, «Gazprom» ha reso pubblica la ristrutturazione delle sue attività estere, giustificando la propria scelta con le tensioni geopolitiche ed il rallentamento economico in Russia. Inoltre, è stato deciso di trasferire una parte di operazioni del trader «Gazprom Marketing & Trading» da Londra a San Pietroburgo.

Anche il colosso petrolifero «Bashneft» trasferirà il controllo delle proprie attività principali dall'estero sotto la giurisdizione russa. Inoltre, «Uralkali» e «Polyus Gold» hanno deciso di effettuare il delisting presso la Borsa di Londra: secondo le persone vicine agli azionisti, ai principali proprietari sarà più facile gestire una società non pubblica.

Un consulente fiscale di una grande società di revisione ha raccontato che ha sempre più clienti che vogliono liquidare le proprie società esterovestite. Tante holding potrebbero avere uffici tecnici all'estero, che ora vengono trasferiti in Russia oppure liquidati a causa della legge sulle società estere controllate.

Fonte: «Vedomosti»

Mosca, Zoja Oskolkova

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