Suo padre aveva definito il governo ucraino «antipopolare». Un figlio non ci pensa due volte e denuncia il genitore, arrestato in seguito dai servizi segreti.
Ha registrato le parole del padre e consegnato il materiale al Servizio di Sicurezza ucraino (SBU), corroborando così l'accusa di separatismo. Suo padre dovrà ora scontare una pena detentiva.
La storia però non finisce qui: una volta venuto a conoscenza di chi fosse il responsabile dell'arresto del padre, l'altro figlio si è scagliato contro il fratello, picchiandolo brutalmente, ed è riuscito a scappare. Attualmente è ricercato dalla polizia.
Questo caso riporta alla memoria una vicenda dell'URSS degli anni '30, ai tempi di Iosif Stalin e delle temibili purghe di quell'epoca. Pavlik Morozov, uno scolaro, venuto a conoscenza del fatto che alcuni proprietari terrieri, fra cui suo padre, avevano intenzione di far esplodere degli ammassi di grano, denunciò tutto alle autorità. I contadini più ricchi, i kulaki, decisero allora di uccidere i due figli, lo stesso Pavlik e il suo fratellino, giustiziandoli in un bosco.
In URSS, la collaborazione con le autorità nella repressione dei «nemici del popolo» veniva considerata un atteggiamento patriottico e nobile. Per questo la storia di Pavlik Morozov viene portata quale esempio di rettitudine dai fondatori del comunismo che ricordano il sacrificio dello scolaro, vittima dei kulaki.
Odessa, Zoja Oskolkova
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