Una storia agghiacciante è avvenuta nei giorni scorsi nella capitale degli Urali. L'agente dell'FSB Aleksandr Ignat'ev ha ucciso a sangue freddo la moglie e la figlia di 4 mesi. Poi l'assassino ha cercato di suicidarsi, ma non è riuscito a provocarsi ferite letali. Al processo l'uomo ha cominciato a farneticare, facendo strane affermazioni, ciò che mette in dubbio la sua capacità di intendere e di volere.
La carneficina è avvenuta alle sette del mattino. I vicini hanno sentito delle urla strazianti provenienti dall'appartamento della famiglia Ignat'ev e la portinaia ha chiamato la polizia. Gli agenti che sono giunti sul posto hanno trovato la porta dell'appartamento aperta e a terra nell'anticamera il corpo della 33enne Anastasija Ignat'eva. Nella camera da letto si trovava il corpo di Daša, di 4 mesi, con delle ferite da taglio, mentre in cucina i tutori dell'ordine hanno trovato l'assassino, Aleksandr, con il collo ferito da una coltellata, chinato sopra un disegno infantile dopo il malriuscito tentativo di suicidio. La figlia maggiore di sei anni è sopravvissuta. Ora su di lei ricade il ruolo di testimone chiave dell'accusa e vive dal nonno materno. Ignat'ev è stato portato sotto scorta in ospedale, operato e presto dimesso.
I parenti si trovano ancora in stato di shock e non riescono a capire quale possa essere stato il movente della tragedia. La versione che Ignat'ev sospettasse la moglie di tradirlo e la figlia minore di non essere sua loro la mettono fortemente in dubbio. Cosa che del resto ha negato pure lo stesso čekista.
Il fratello della donna assassinata ha fatto notare che Ignat'ev andava spesso in missioni di lavoro, tra cui anche in «punti caldi». All'FSB ‒ dove è in corso una propria indagine interna sull'accaduto ‒ dichiarano che l'uomo al momento è stato sospeso dal servizio.
Riguardo ad Aleksandr Ignat'ev si sa che è un čekista di seconda generazione per tradizione familiare: suo padre era ufficiale di carriera del KGB dell'URSS. È nato in Kazachstan. Nel 2002 si è laureato a Sverdlovsk in giurisprudenza. Nel procedimento penale in corso Ignat'ev rischia l'ergastolo.
I giudici inquirenti hanno permesso all'accusato di parlare con i giornalisti, tuttavia questa conversazione non ha fatto che aumentare i dubbi. Il čekista ha detto cose da far rizzare i capelli. Ha riferito del tutto seriamente di trovarsi, nel momento in cui ha compiuto il delitto, in preda a un raptus. Ignat'ev ha dichiarato di essere stato spinto a uccidere la moglie da un virus informatico, dal quale sarebbe stato infettato attraverso lo Smartphone, e che tutto è legato agli avvenimenti nel mondo e in Russia e che su questo ci scriverà un libro. Alle domande che chiedevano di precisare cosa intendesse, Ignat'ev ha aggiunto che circola un certo virus che infetta i vari gadget elettronici, ad esempio i computer. Ma come agisca questo virus ‒ se si tratti di una parola in codice alla quale segue l'azione o di un altro genere di manipolazioni che agiscono sulla coscienza ‒ è rimasto poco chiaro. Per altro Ignat'ev al processo si è riconosciuto colpevole, si è pentito e ha anche chiesto una mitigazione della pena in futuro.
Al processo il sospettato si trovava in stato di prostrazione, stava in piedi dietro le sbarre della cella tutto ingobbito. I sospetti sull'inadeguatezza psichica di Ignat'ev sono cresciuti quando lui ha dichiarato che spera di vedersi ancora con la sua figlia maggiore che è rimasta viva. Lui crede poi che anche la sua figlia minore (che è morta a causa delle ferite da taglio) sia viva. «Vorrei tanto vedermi con loro, se fosse possibile. Come prima cosa direi loro alcune parole per consolarle. Ma non avrei potuto fare altrimenti» ‒ ha detto Ignat'ev. «Ritengo di aver compiuto il proprio dovere davanti alla patria. Ho agito disinteressatamente, per richiamo del cuore e per intuito, così come ci hanno tramandato i nostri nonni e i nostri padri. Così come dovremmo vivere noi e vivremo nei secoli dei secoli. Amen».
Attualmente il čekista è in stato di arresto e ed è sottoposto a una perizia psichiatrica. Per la tragedia la Magistratura militare del Comitato investigativo della Russia ha avviato un procedimento penale per «Omicidio di due persone», tuttavia per ora si rifiutano di rilasciare commenti.
* Membro della ČK (commissione straordinaria), polizia politica sovietica creata da Lenin e Dzeržinskij nel 1918 e attiva fino al 1922, in seguito trasformatasi in GPU, NKVD, KGB e FSB.
Ekaterinburg, Zoja Oskolkova
© 2016, «New Day – Italia»