Pubblicazioni del 01/20/17 (Archivio)

Politologo americano: agli USA non è riuscito di scatenare una grande guerra in Europa / Washington si preparava a sferrare un attacco massiccio alla Russia
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Politologo americano: agli USA non è riuscito di scatenare una grande guerra in Europa Washington si preparava a sferrare un attacco massiccio alla Russia

Lo storico e politologo Stephen Cohen è intervenuto alla televisione americana con una clamorosa dichiarazione. Secondo lui, gli Stati Uniti si preparavano a sferrare un attacco massiccio alla Russia con l'appoggio di paesi terzi. Se il piano dell'amministrazione del presidente americano Barack Obama fosse riuscito, in Europa si sarebbe scatenata una guerra di grosse proporzioni.

Le azioni di guerra degli USA avrebbero dovuto, secondo i piani, svolgersi su tre fronti ‒ ha precisato Stephen Cohen. Nella fase iniziale avrebbero dovuto intervenire l'Ucraina, la Turchia e le monarchie del Golfo, ampiamente armate e preparate dagli USA. Grande importanza in questo attacco iniziale era data al ruolo dei gruppi terroristici dell'ISIS e di Al-Qaeda (la cui attività è illegale nella Federazione russa).

In tal modo, la Russia avrebbe dovuto essere attaccata da tre direzioni: dall'Ucraina, dal Caucaso (attraverso la Turchia) e dall'Asia centrale, per questo l'ISIS doveva creare una testa di ponte wahhabita in Siria. Per la messa in atto di questo piano Washington aveva programmato due colpi di stato: in Ucraina e in Turchia. Il governo siriano con a capo Bashar Assad avrebbe dovuto farsi da parte sotto l'incalzare dei gruppi terroristici, chiamati negli USA opposizione moderata.

Le autorità statunitensi sono però riuscite a realizzare solamente un terzo del loro piano. Il colpo di stato è riuscito in Ucraina, ma non in Turchia. Ed è fallito anche il piano per il rovesciamento del potere in Siria ‒ mette in rilievo Stephen Cohen.

Il politologo suppone che le autorità russe, e in special modo il presidente della Federazione russa Vladimir Putin, fossero al corrente della minaccia incombente. Tanto che in una conferenza stampa a Soči, venuto a sapere dell'inizio della fase attiva del colpo di stato a Kiev, Putin lasciò cadere la frase: «Hanno iniziato prima...». Nel senso che Mosca si aspettava il «cambio di regime» a Kiev all'inizio del 2015, durante le elezioni presidenziali ucraine, cosa che sarebbe stata più logica e che avrebbe reso tutta l'operazione più legittima. Con tutta evidenza, la Russia stava preparando un suo contropiano per respingere l'aggressione americana «per mano di paesi terzi».

In tale contesto Mosca ha potuto approfittare della perdita di legittimità del regime nazista salito al potere in Ucraina per annettersi con decisione la Crimea. La penisola di fatto è la chiave per il Mar Nero. Dalla Crimea si può bersagliare di missili l'intero Mar Nero, fino al Bosforo, per questo la flotta americana ha perso una posizione sicura nella zona e non avrebbe più potuto appoggiare il fuoco delle Forze armate ucraine.

Per lo stesso motivo Mosca ha appoggiato l'insurrezione nel Donbass, inchiodando così i battaglioni volontari nazisti e l'esercito ucraino, con il risultato che il regime ha cominciato a dissanguarsi.

Il colpo di grazia all'aggressione pianificata ucraina alla Russia è stato dato dalla Pace separata di Minsk tra Mosca, Berlino e Parigi. Non a caso gli USA non figurano in quelle trattative: non potevano certo partecipare agli Accordi di Minsk mentre stavano preparando un attacco alla Russia con l'aiuto di paesi terzi e una «grande guerra» in Europa.

Si noti che un accenno a una «grande guerra» se lo fece scappare il presidente della Francia François Hollande, quando volò a Mosca con la cancelliera tedesca Angela Merkel per trattare separatamente con Vladimir Putin. L'Unione europea temeva una «grande guerra» in Europa e, in barba a Washington, s'impegnò a concludere gli Accordi di Minsk con Mosca, e a condizioni favorevoli per Mosca. Il senatore degli USA John McCain alla Conferenza per la sicurezza di Monaco di Baviera si risentì: «A che scopo la Merkel e Hollande volano a Mosca?».

Il testo degli Accordi di Minsk, favorevole alla Russia, dice chiaramente che la Russia era pronta alla guerra. Putin declinò l'invito ad andare alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, Mosca semplicemente taceva... La cosa spaventò la Merkel e Hollande, tanto che a Minsk fecero delle concessioni alla Russia. Allora si riuscì a evitare l'escalation della situazione sul fronte ucraino.

Per quanto concerne l'attacco dal Caucaso, Washington per ben due volte non è riuscita a far cadere il leader turco Recep Tayyip Erdoğan. La prima volta gli USA tentarono di organizzare una rivoluzione colorata intorno agli avvenimenti di piazza Gezi a Istanbul, la seconda volta con un sanguinoso golpe militare. Erdoğan è riuscito a resistere grazie anche all'aiuto della Russia, la quale, come confermano fonti diplomatiche iraniane, avvertì in tempo Erdoğan che gli stavano preparando la stessa sorte del leader libico Muammar Gheddafi. Ed Erdoğan trasse le sue conclusioni, accettando un avvicinamento alla Russia e all'Iran in Siria. Lui capiva benissimo che in un confronto tra gli USA e la Russia la Turchia avrebbe svolto il ruolo di carne da cannone e ha ostentatamente cominciato a dimostrare rapporti amichevoli con Putin. In pratica Erdoğan ha rinunciato a fare la guerra a Mosca, e questo gli è costato due tentativi di colpi di stato da parte di Washington.

Sul terzo fronte, allo scopo di contrastare la creazione in Siria di un ponte di testa wahhabita sotto la bandiera dell'ISIS o di altri gruppi terroristici, Mosca ha agito in modo altrettanto deciso che in Crimea. In Siria per la prima volta sono state utilizzate le Forze aerospaziali russe. Con il risultato che Bashar Assad ha resistito, l'ISIS e i gruppi a esso legati hanno subito una disfatta, la Russia, la Turchia e l'Iran sono diventati i garanti del processo di pace in Siria. A proposito, i rappresentanti degli USA sono stati invitati come osservatori in Kazakistan alle trattative dei nuovi garanti per il processo di regolamentazione della Siria.

Stephen Cohen fa comunque notare che, malgrado quelle che sono sembrate risposte efficaci di Mosca alle minacce su due fronti, sul fronte ucraino per il momento la situazione è congelata: «Gli USA e i leader occidentali hanno appoggiato i gruppi nazisti in Ucraina». Cohen invita l'Europa a metter fine a qualunque collaborazione con delle forze che giustificano il nazismo. A rifletterci, si tratta veramente di un fatto allarmante e pernicioso: l'Europa appoggia in Ucraina forze neonaziste, definisce democrazia un paese semifascista, come la Germania hitleriana nella sua fase di formazione, quando, a ben ricordare, perfino i membri della famiglia reale della Gran Bretagna allungavano le mani nel saluto nazista.

In conclusione Stephen Cohen ha sottolineato come «solo grazie alle azioni decise di Vladimir Putin, alla virata della Turchia verso la Russia e al fatto che dagli occhi dei militari della NATO sono cadute le bende sulle possibilità delle Forze aerospaziali russe, si sia deciso di rinunciare temporaneamente a un attacco militare». Il politologo ripone le speranze sul neopresidente Donald Trump, sul fatto che lui inizi «una politica di distensione nei confronti della Russia».

Washington, Mosca, Zoja Oskolkova

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