Gli scienziati dell'Istituto di biofisica teorica e sperimentale dell'Accademia russa delle scienze hanno scoperto che le nanoparticelle di biossido di cerio sono in grado di proteggere l'organismo dei topi da dosi mortali di radiazioni.
Secondo gli scienziati, è probabile che tali nanoparticelle possano influire sulle diverse vie segnaletiche intracellulari legate al rinnovamento del DNA. Nelle stesse cellule di un organismo vivente sono presenti dei sistemi di neutralizzazione delle radiazioni ionizzanti e del ripristino delle alterazioni, e le nanoparticelle agevolano questi processi.
L'uomo e gli altri esseri viventi reagiscono in modo estremamente negativo all'irradiazione radioattiva per il semplice motivo che le radiazioni ionizzanti provocano direttamente alterazioni alle catene del DNA oppure le «spezzano» indirettamente, generando, una volta venute in contatto con il contenuto della cellula, una moltitudine di sostanze chimicamente aggressive. Tali alterazioni costringono molte cellule a credere di essere irrimediabilmente danneggiate, cosa che causa la loro eliminazione in serie e porta alla morte di tutto l'organismo.
I ricercatori russi hanno scoperto che parte di questi effetti li si può limitare o anche del tutto prevenire se nelle cellule irradiate è presente una determinata quantità di nanoparticelle di biossido di cerio (CeO2).
I biologi hanno fatto degli esperimenti sui topi ed è risultato che le cellule con le nanoparticelle perivano con una frequenza due volte inferiore rispetto a quelle del gruppo di controllo prive di nanoparticelle. Inoltre, a una parte dei topi sono state iniettate le nanoparticelle dopo l'irradiazione. Tale esperimento ha mostrato che dopo due settimane tutti gli esemplari del gruppo di controllo erano morti per le conseguenze dell'irradiazione, mentre circa il 40% dei loro conspecifici ai quali gli scienziati avevano inoculato le nanoparticelle solo dopo l'irradiazione è rimasto vivo. I topi che avevano subito le iniezioni di nanoparticelle in anticipo hanno sopportato le radiazioni ancora meglio, tanto che più della metà sono sopravvissuti alla procedura.
Mosca, Zoja Oskolkova
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