La Commissione per la lotta contro la pseudoscienza dell'Accademia delle Scienze della Russia ha qualificato l'omeopatia come pseudoscienza.
In un memorandum pubblicato di recente si afferma: «La cura a base di dosi ultrapiccole delle sostanze utilizzate nell'omeopatia non ha fondamenti scientifici. La Commissione conferma che i principi dell'omeopatia e le spiegazioni teoriche dei meccanismi del suo supposto effetto contraddicono le leggi chimiche, fisiche e biologiche universalmente note e che mancano esperimenti convincenti che ne confermino l'efficacia. I metodi omeopatici di diagnostica e di cura sono da qualificare come pseudoscientifici».
Nel documento si sottolinea in particolare che in più di 200 anni di esistenza come «medicina alternativa», tutti i tentativi di creare una base scientifica a supporto dell'omeopatia non hanno dato risultati. Gli scienziati mettono inoltre in guardia sul fatto che l'omeopatia non è innocua: i malati spendono non pochi soldi per preparati inattivi e snobbano i metodi di cura con efficacia riconosciuta, mettendo a rischio la propria salute e nei casi estremi la propria vita.
La Commissione ha raccomandato al governo russo di rivedere le risoluzioni prese più di 20 fa sull'introduzione dell'omeopatia nel sistema sanitario russo e di escludere i preparati omeopatici dall'uso medico. Sulle confezioni degli infusi omeopatici e sulle relative istruzioni è obbligatorio indicare che l'efficacia clinica e la posologia dei preparati non sono dimostrate scientificamente.
Agli enti e alle organizzazioni che realizzano programmi didattico-informativi nella sfera della sanità viene raccomandato di ridurre i programmi di aggiornamento per l'omeopatia e per gli altri corsi che includono l'omeopatia.
I medici, viene indicato nel memorandum, devono informare i pazienti sulla non efficacia e sulla pseudoscientificità dell'omeopatia, evitare di collaborare con organizzazioni che propagandano e diffondono l'omeopatia, astenersi dalla pratica non etica di prescrivere preparati omeopatici per ottenere l'effetto placebo e anche incentivare il rifiuto di ricorrere all'omeopatia nella propria organizzazione sanitaria.
Mosca, Zoja Berezina
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