I datori di lavoro della regione di Sverdlovsk dovranno pagare di tasca propria le spese per il rimpatrio coatto dei lavoratori immigrati clandestini. È la proposta annunciata dalla rappresentante per i diritti umani negli Urali Tat'jana Merzljakova.
Secondo il difensore civico, per l'espulsione dei lavoratori migranti clandestini lo stato spende milioni di rubli, mentre i datori di lavoro poco scrupolosi declinano ogni responsabilità. La Merzljakova sostiene che il sistema di multe per le imprese potrebbe cambiare la situazione e coprire le spese sostenute dallo stato.
Da notare che secondo la proposta del difensore civico bisognerebbe elaborare un meccanismo di rinvio a giudizio dei datori di lavoro che faccia in modo che le imprese siano più responsabili.
Dall'inizio del 2016, solamente nella regione di Sverdlovsk quasi 180.000 cittadini stranieri sono iscritti nel Registro per l'immigrazione. In questo quadro, di recente a Ekaterinburg in un centro speciale di detenzione temporanea dei migranti passibili di espulsione con il rimpatrio coatto si sono verificati dei disordini. Con tutta evidenza questo è stato uno dei motivi che hanno portato alla proposta della Merzljakova.
Lo scorso agosto, davanti al Centro di detenzione (permanenza) temporanea per cittadini stranieri del Servizio d'immigrazione russo (FMS) si sono riuniti i parenti dei migranti, che hanno iniziato a protestare contro la dirigenza del centro. Essi hanno richiesto il rinvio a giudizio del direttore del centro speciale di raccolta il quale, a loro giudizio, ha introdotto nell'istituto un «regime carcerario». Inoltre i convenuti hanno espresso indignazione per le condizioni di detenzione dei loro parenti e per il fatto che vengano trattenuti troppo a lungo nel centro e non vengano subito rimpatriati. Alcuni cittadini ospiti del centro di detenzione temporanea si sono tagliati le vene in segno di protesta.
Ekaterinburg, Andreuš Zavjatku
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