La giornalista della «Novaja Gazeta» Nadežda Prusenkova ha accusato Vladimir Markin, portavoce dell'Ufficio investigazioni della Federazione Russa, di aver utilizzato in un suo libro un suo testo senza autorizzazione.
Il libro in questione è «I delitti più efferati del XXI secolo in Russia», presentato di recente da Markin. Una delle condizioni per la scrittura, ha sottolineato l'autore, era che per tutti i casi criminali trattati nel libro fossero state emesse delle sentenze.
La Prusenkova ha scritto su un social network che si fa riferimento a un suo testo intitolato «Il bersaglio si chiamava Anna» sul processo per l'omicidio di Anna Politkovskaja. Il pezzo è stato pubblicato sulla «Novaja Gazeta» nel marzo 2014. «Dico subito che la redazione non aveva dato alcuna autorizzazione per il suo utilizzo, né aveva firmato alcun contratto (nessuno del resto ne aveva chiesto l'autorizzazione), né tantomeno nel libro vi sono dei riferimenti alle fonti. Con rammarico degli esperti, che si sono già espressi in proposito, quel materiale non è stato scritto su richiesta del Comitato d'indagine né per esso» ‒ ha scritto la giornalista.
Ricordiamo che l'osservatore della «Novaja Gazeta» Anna Politkovskaja è stata uccisa a colpi d'arma da fuoco nell'ascensore del suo palazzo il 7 ottobre del 2006. Questo omicidio è stato uno di quelli che hanno fatto più scalpore nella storia recente della Russia. Il motivo del delitto secondo gli inquirenti sarebbe la scontentezza di qualcuno nei confronti della sua attività di giornalista, ma i mandanti a tutt'oggi non sono stati identificati. Il rappresentante ufficiale del Comitato d'inchiesta della Russia nel suo libro ha perfino paragonato l'assassinio della Politkovskaja, in quanto alla complessità organizzativa e delle indagini, alla morte del presidente americano John Kennedy.
La Prusenkova ha inoltre indicato una serie di imprecisioni effettive nel libro di Markin, accusandolo anche di essersi inventato alcuni dialoghi dei personaggi. «E no, io non sono il negro letterario di Markin. E sì, essere sua coautrice non è certo una fortuna...» ‒ ha aggiunto la giornalista.
A sua volta Markin si è espresso in modo assai poco lusinghiero sulla giornalista, aggiungendo che la descrizione di circostanze concrete enunciate durante il processo può benissimo risultare somigliante, «poiché non si tratta di invenzione artistica, ma di fatti autentici». «Di cos'altro può gloriarsi, se non della propria palude, una giornalisticetta inutile e che nessuno conosce?» ‒ ha dichiarato il funzionario. «Se qualcuno ha intenzione di farsi bello con il mio nome, posso solo augurargli fortuna! Ma di sicuro questa sarà la sua prima e ultima possibilità».
Successivamente, nel suo profilo Twitter Markin si è scusato con Nadežda Prusenkova. «Faccio pubblicamente le mie scuse a Nadežda Prusenkova, che ho offeso come donna e come giornalista con esternazioni grossolane che non mi sono proprie» ‒ ha scritto il funzionario, aggiungendo che aveva avuto una «giornata molto agitata». Di commenti relativi all'accusa di plagio Markin non ne ha più fatti.
Mosca, Zoja Oskolkova
© 2016, «New Day – Italia»