Nel territorio del Don i paleoantropologi russi hanno trovato i resti umani con tracce di trapanazione, tra cui anche di quella rituale. Inoltre, le etnie che popolavano quei territori nei tempi antichi avevano l'usanza di deformazione cranica artificiale.
I paleontologi chiamano la parte bassa del fiume Don una specie di crocevia di molti popoli che si muovevano verso direzioni diverse. Anche le risorse demografiche cambiavano da un secolo all'altro, a volte in modo drammatico, seguendo con precisione il cambiamento climatico.
Di grande interesse per gli scienziati sono le tradizioni insolite, malattie e traumi che risalgono all'antichità. In questo senso analizzando i reperti, provenienti dal Don, si può apprendere la differenza tra cittadini e nomadi. La vita «in sella» influenzava negativamente le articolazioni del ginocchio. Ma anche di per sé stessa la vita dei nomadi era molto dura. Le ferite inferte in battaglia, lesioni multiple dello scheletro, l'elevata frequenza di fratture di tibie – ecco un elenco tipico dei cavalieri guerrieri di varie epoche storiche.
Tuttavia, ci sono i casi che attirano un'attenzione particolare. Si tratta della craniotomia, la rimozione in vivo o post mortem di una parte delle ossa del cranio, per scopi medici o per motivi rituali. Tuttavia, spesso non è semplice distinguere tra gli scopi medicinali e i motivi rituali.
La causa più diffusa della trapanazione era un trauma. Tuttavia, già nei tempi antichi praticamente in tutto il mondo si eseguivano con successo gli interventi chirurgici con utilizzo di attrezzi speciali e in tre modi principali: raschiamento, taglio, foratura con il successivo raschiamento. Inoltre, le indicazioni per l'intervento chirurgico variavano dall'asportazione di un tumore all'esorcismo.
Nel territorio del Don sono stati trovati anche vari casi di craniotomia, tra cui di quella rituale. L'esempio più eclatante è una sepoltura dell'Eneolitico, in cui cinque dei sette sepolti in una tomba comune avevano sul cucuzzolo buchi trapanati dello stesso tipo.
Gli studi dei casi simili nel territorio di Stavropol' e nella regione di Rostov consentono d'ipotizzare che nel Sud della Russia esisteva una sorta di centro di trapanazione rituale, che veniva eseguita a un livello piuttosto elevato.
Inoltre, in quelle aree era diffusa la pratica di deformazione dei teschi. Secondo gli scienziati, le cause di questa usanza sono molte diverse tra di loro: la necessità di sottolineare la propria appartenenza tribale, l'appartenenza ai clan dei «privilegiati», il desiderio di entrare nella cerchia dei «privilegiati», il seguimento delle nozioni tradizionali di bellezza e anche il raggiungimento di uno stato della salute migliore.
Le modifiche desiderate delle misure circonferenziali del cranio venivano eseguite applicando delle bende strette attorno al cranio oppure con altri dispositivi che venivano indossati quasi dalla nascita fino al raggiungimento d'età di anno e mezzo-due anni. Esisteva anche una sorta di deformazione cranica artificiale non intenzionale, quando il bambino nei primi anni della sua vita per molto tempo stava nella culla di una costruzione particolare.
Rostov sul Don, Zoja Oskolkova
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