Pubblicazioni del 01/14/16 (Archivio)

Italia scarcera il sanguinario «padrino» georgiano Merab Sukhumski / Si temono nuove guerre di mafia
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Italia scarcera il sanguinario «padrino» georgiano Merab Sukhumski Si temono nuove guerre di mafia

Il «generale della mafia», Merab Dzhangveladze, soprannominato tra i criminali «Merab Sukhumski», considerato il capoclan della piovra con ramificazioni internazionali, che ha messo radici in tutta l'Europa, ora in un carcere in Italia, può essere scarcerato già all'inizio del 2016.

Merab Sukhumski è stato arrestato nell'estate del 2013 in Ungheria, quando Europol, su richiesta dell'Italia, ha effettuato un blitz su vasta scala contro i membri del clan di Dzhangveladze. Allo stesso tempo, nella Repubblica Ceca, Lituania, Portogallo, Francia, Spagna, Austria e Germania sono stati arrestati 18 mafiosi, tra cui 13 «padrini».

Tuttavia, non tutti i membri della banda sono stati condannati, mentre i boss mafiosi hanno ricevuto pene sorprendemente lievi. Gli arrestati sono stati incriminati per organizzazione dell'associazione a delinquere di stampo mafioso transnazionale, di una catenaa di furti con scasso, estorsione, riciclaggio di denaro sporco e fabbricazione e utilizzo di documenti falsi.

Il pubblico ministero di Bari ha chiesto 8-10 anni di condanna ai «padrini». Ha spiegato una tale punizione severa con il fatto che loro sono stati incriminati come affiliati di un'associazione mafiosa, che in Italia assicura automaticamente un impressionante aggravamento della pena.

Tuttavia, nel corso dell'udienza, il giudice ha rigettato alcune accuse, in particolare, di estorsione e di furto con scasso. Inoltre, i togati hanno ritenuto che i «padrini» hanno infatti organizzato un'associazione per delinquere transnazionale finalizzata a commettere reati contro la sicurezza e l'ordine pubblico nel paese, ma che non potrebbe essere considerata di tipo mafioso. Per cui è stata ritirata anche l'accusa più grave, di partecipazione all'associazione mafiosa che ipotizzerebbe l'applicazione del regime 41bis.

Un anno dopo, il Tribunale di Bari ha condannato Merab Dzhangveladze alla pena di 4 anni e 8 mesi di reclusione per aver organizzato furti con scasso, estorsione, riciclaggio di denaro sporco e utilizzo di documenti falsi. Anche i suoi due complici, i criminali Beso e Tsripa, se la cavano con piccoli periodi di detenzione carceraria in regime ordinario.

Per ora Dzhangveladze ha scontato quasi la metà della sua pena, che, secondo la legge italiana, gli garantisce automaticamente la scarcerazione, poichè era stato condannato per reati minori, – scrivono i mass media russi.

Nel frattempo, non è ancora chiara la partecipazione di Merab Sukhumski all'attentato, una vera e propria esecuzione plateale, di un altro «padrino», Aslan Usoyan, conosciuto come «nonno Hasan». Durante l'intercettazione telefonica dei boss mafiosi i carabinieri hanno praticamente risolto questo crimine. Nel corso di una di queste chiamate Tariel Oniani (Taro, sta scontando una pena in un carcere russo) molto francamente ha chiesto Dzhangveladze di «eliminare» «nonno Hasan» (nel gennaio 2013 fu colpito da un cecchino a Mosca). Tuttavia, Merab Sukhumski non è stato mai accusato di essere mandante di quell'omicidio.

Mentre, nelle carceri italiane Dzhangveladze poteva sentirsi relativamente al sicuro, al di fuori della portata degli affiliati del clan rivale che fa capo a «nonno Hasan» o dei dei suoi attuali eredi-reggenti, una volta fuori potrebeb diventare un facile bersaglio per i killer.

In tal caso sembrerebbe inevitable una guerra di mafie di tipo transnazionale in Europa in generale, e in Italia in particolare.

Mosca, Ekaterina Rudnik

© 2016, «New Day – Italia»

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