Pubblicazioni del 12/02/16 (Archivio)

Intervista a on. Manlio Di Stefano, esponente M5S, capogruppo del Movimento 5 Stelle in III Commissione Affari Esteri e Comunitari e delegato italiano presso il Consiglio d'Europa.
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Intervista a on. Manlio Di Stefano, esponente M5S, capogruppo del Movimento 5 Stelle in III Commissione Affari Esteri e Comunitari e delegato italiano presso il Consiglio d'Europa.

Roma, 02 Dicembre (New Day – Italia), intervista realizzata da Vsevolod Gnetii

In Italia ultimamente si parla molto di «un partito della nazione»…Anche se il Suo è un movimento, strettamente parlando, lo si potrebbe definire «partito della nazione»? Come valuta la posizione dei M5S sulla scena politica italiana, il reale peso politico e la percezione del M5S da parte degli italiani?

«Il «partito della nazione» in Italia è quello che va da Renzi a Alfano, da Cicchitto a Verdini, un monolito che vuole modificare la Costituzione in linea con i dettami di chi vuole togliere ulteriori diritti e Welfare all'Italia.

Oggi il Movimento 5 Stelle è la prima forza del paese. Vinceremo il referendum del 4 dicembre e poi andremo al governo per cambiare l'Italia. Questo è il nostro reale peso politico ed anche la percezione che gli italiani hanno del Movimento».

Molti sondaggisti danno in forte vantaggio il M5S alle prossime elezioni politiche in Italia. Qualora doveste vincere e formare il governo, come cambierebbe la politica estera italiana, quali sarebbero le linee guida e le priorità?

«La nostra politica estera si basa su tre concetti chiari: la ricerca del multilateralismo, della cooperazione e del dialogo tra le popolazioni, il rispetto della sovranità e della non ingerenza negli affari interni dei singoli Paesi. Non si tratta di principi rivoluzionari, ma quelli cardini delle Nazioni Unite. Sono stati calpestati da due decenni di unilateralismo e di esportazioni di «democrazia», ma è giunto il momento di farli tornare al centro delle relazioni internazionali tra i paesi».

In che modo pensate di costruire i rapporti con la Federazione Russa una volta giunti al potere? È ipotizzabile l'uscita unilaterale dalle sanzioni contro la Russia?

«Il Movimento 5 Stelle è fondamentalmente un progetto di sovranità in tutti i suoi aspetti – monetaria, militare, alimentare e politica – e siamo pronti a dialogare con qualunque paese, non solo la Federazione Russa, che fonda la sua politica estera su concetti chiave come quelli di indipendenza (nessun legame con le altre potenze) e sui Cinque principi della coesistenza pacifica, insistendo particolarmente sulla non ingerenza negli affari interni di altri Paesi.

Per quel che riguarda le sanzioni alla Russia, una volta al governo porremmo il veto in sede di Consiglio europeo per un suo eventuale rinnovo».

In che modo pensate di gestire i rapporti con la NATO, soprattutto sullo scacchiere europeo? Qual è la posizione del M5S riguardo all'invio dei soldati italiani in Lettonia e possibile potenziamento militare della NATO ai confini europei con la Russia?

«Abbiamo chiesto in questa nostra prima legislatura una ridiscussione della posizione italiana all'interno della Nato. Siamo riusciti a portare in discussione in Aula una legge di iniziativa popolare che prevede il rispetto dell'art.11 della Costituzione italiana e trattati fondamentali come il TNP, oggi violati a causa della partecipazione alla Nato. Ci siamo dichiarati subito fortemente contrari l'invio di soldati in Lettonia, un gesto che inasprisce ulteriormente le relazioni con la Federazione Russa, un alleato contro il terrorismo internazionale e non un nemico».

I rapporti con l'Ucraina: più di 2 anni fa in Ucraina, a Sloviansk, nel Donbass, è stato brutalmente ucciso un cittadino italiano, il fotografo Andrea Rocchelli. Dopo due anni di lungaggini burocratiche Kiev ha trasmesso a Roma il dossier con i risultati dell'inchiesta ufficiale che i genitori del defunto definiscono "molto insoddisfacente, carente, elusivo», chiedendo pertanto l'intervento più deciso e incisivo del governo italiano. Il M5S intende fare qualcosa per far piena luce sulla tragica morte del connazionale?

«Le conclusioni degli ucraini, dice la madre del giornalista italiano ucciso, Elisa Signori ha dichiarato nell'ottobre scorso, «lasciano aperte due ipotesi: si dice che possono essere morti per fuoco dei ribelli separatisti, oppure «per errore» da fuoco militare ucraino. Con questo, senza nemmeno una conclusione univoca, le autorità ucraine dichiarano di chiudere il caso». E' chiaro che serve un intervento del governo contro Kiev rispetto a queste dichiarazioni aleatorie e non soddisfacenti. Il mio impegno personale sarà quello di fare pressione con atti legislativi perché la Farnesina pretenda maggiore chiarezza».

In Ucraina tuttora è operativo il famigerato sito-killer, collegato al governo e ai servizi ucraini, il cosiddetto «Peacemaker» («Paciere» o «Pacificatore») che bolla come «complici dei terroristi» i giornalisti di punta italiani, comprese troupe televisive della TV pubblica italiana RAI, diffondendo i loro dati personali e difatti inserendoli nelle «liste di proscrizione». C'è da aggiungere che dopo la pubblicazione dei loro indirizzi, due giornalisti ucraini sono stati uccisi a Kiev. La nostra agenzia si è occupata in più di un'occasione del caso. Ora il famigerato sito intimorisce i politici italiani…Intende intervenire sul caso? In che modo?

«Abbiamo denunciato fin dall'inizio del colpo di stato del febbraio 2014 la repressione contro la stampa in Ucraina e il clima creato contro chi dall'interno ha cercato di raccontare l'altra versione. Del resto, raramente gli interventi di Nato e Fondo Monetario Internazionale coincidono con libertà di stampa, democrazia e pluralismo».

© 2016, «New Day – Italia»

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