L'erosione costiera dei mari settentrionali, come conseguenza dello scioglimento del permafrost, porta la Russia alla perdita annua del territorio pari a otto stati come San Marino (la superficie della repubblica è di 61 chilometri quadrati). L'hanno affermato gli scienziati dell'Istituto della Criosfera della Terra presso la Filiale Siberiana dell'Accademia Russa delle Scienze.
«La linea costiera viene erosa anche al sud, ma al nord questo processo è molto più veloce» – hanno sottolineato i ricercatori. Secondo loro, al momento non è possibile fermare questo fenomeno, perché il «calore si accumula sulla superficie della Terra in quantità sufficiente per il cambiamento essenziale della struttura del terreno».
Gli scienziati prevedono che a questo proposito le zone più fertili si sposteranno di 200-300 km al nord. Nella provincia di Mosca crescerà più l'erba. Così, sarà possibile allevare più mucche. Lo stesso vale per la Siberia occidentale.
Allo stesso tempo, le terre fertili delle regioni di Stavropol' e Krasnodar sperimenteranno una grave scarsità d'acqua, e saranno le regioni come quella di Voronež a trasformarsi nelle aree agricole con la maggiore produzione.
Negli ultimi tempi il tema del territorio russo era stato più volte oggetto di scandali internazionali, per esempio, l'unificazione della Crimea alla Russia ha provocato la reazione negativa nei paesi occidentali. Inoltre, alcuni mass media cinesi hanno recentemente dichiarato che la Russia avrebbe ceduto alla Cina 4,7 chilometri quadrati del proprio territorio, in tal modo spostando indietro i propri confini. Allo stesso tempo, i blogger cinesi hanno detto che Pechino punta al trasferimento di Vladivostok, Blagoveščensk e dei terreni della Repubblica di Tuva alla Cina. Tuttavia, più tardi il ministero degli Esteri russo, il Servizio di Sicurezza Federale (FSB) e la guardia di frontiera hanno smentito la notizia, definendola «assolutamente falsa». I confini tra la Russia e la Cina sono rimasti intatti.
Mosca, Zoja Oskolkova
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