Pubblicazioni del 03/02/17 (Archivio)

Putin sul doping: riconosciamo singoli casi, ma non c'è stato e non c'è alcun «sistema» / E i «graffi sulle provette» non sono responsabilità russa
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Putin sul doping: riconosciamo singoli casi, ma non c'è stato e non c'è alcun «sistema» E i «graffi sulle provette» non sono responsabilità russa

La Russia deve riconoscere l'inefficacia del sistema di controllo antidoping che c'è stato nel paese e prestare ascolto alle rimostranze della WADA (l'Agenzia mondiale antidoping) e della commissione McLaren, nonostante le sviste nel loro lavoro. Lo ha dichiarato il presidente della Federazione russa Vladimir Putin a Krasnojarsk, nel corso di una riunione preparatoria alle Universiadi del 2019.

Putin ha però ribadito che «in Russia non c'è mai stato, né c'è ora né, spero, mai ci sarà alcun sistema statale di sostegno al doping. Al contrario, ci sarà solo la lotta contro il doping». Tuttavia, ha precisato il presidente commentando il rapporto McLaren, «riguardo ai reclami nei nostri confronti sul fatto che su alcune provette ci fossero dei graffi, noi non comprendiamo di che prova si tratterebbe, dato che quando avevamo presentato quei campioni non c'era stato alcun reclamo». «Se ci fossero stati reclami per dei graffi, essi avrebbero dovuto essere indicati nei relativi verbali. Ma non c'è stato nulla di tutto questo» – ha spiegato Putin. «Vuol dire che essi (quei campioni – n.d.r.) sono stati conservati da qualche parte e noi non siamo certo responsabili della loro conservazione» – ha sottolineato.

Il presidente ha poi aggiunto che la Russia deve riconoscere i «casi accertati» di ricorso al doping, avviare un'inchiesta e identificare i colpevoli. Putin ha sottolineato come il ricorso degli atleti al doping «è del tutto inammissibile». «E questo vuol dire che il sistema russo di controllo antidoping esistente fino a oggi non ha funzionato, e questo è colpa nostra. Bisogna dirlo in modo chiaro e riconoscerlo» – ritiene lui. Putin ha espresso la speranza che il Comitato investigativo della Federazione russa porterà fino in fondo la relativa inchiesta e individuerà tutti i colpevoli.

Ricordiamo che il 24 febbraio è stato reso noto che la WADA ha riconosciuto che nel tanto vociferato rapporto della commissione diretta dal giurista canadese Richard McLaren non ci sono prove sufficienti a sostegno dell'accusa agli atleti russi di aver violato le norme antidoping. Tali informazioni sono contenute in una lettera aperta del direttore generale del Comitato olimpico internazionale (CIO) Christophe De Kepper. La WADA ha inoltre contestato la qualità delle traduzioni dei testi utilizzati nel rapporto McLaren. Esse erano imprecise e l'agenzia ha richiesto decodificazioni più dettagliate. Il ministro dello Sport della Russia Pavel Kolobkov ha quindi definito «esaustiva» la valutazione che la WADA ha dato del rapporto McLaren e ha espresso la speranza che queste conclusioni possano essere «un passo nella giusta direzione». Gli errori nel rapporto McLaren in precedenza erano stati denunciati da giuristi sportivi, dagli stessi atleti e dai dirigenti della federazione.

Ricordiamo che il 9 dicembre la commissione dell'Agenzia mondiale antidoping (WADA), diretta dal giurista canadese Richard McLaren, aveva divulgato la cosiddetta «seconda parte» del rapporto sul presunto «sistema statale» di sostegno al doping nello sport russo. In sintesi, nel rapporto viene confermato che i russi «imbrogliavano ovunque», senza che però McLaren fornisca delle prove chiare e dei nomi; tuttavia il giurista riconosce di non disporre di «alcuna informazione» sul coinvolgimento del Comitato olimpico russo e delle federazioni internazionali nel «sistema» di copertura del doping. Questo non ha comunque impedito ai media occidentali di dare immediatamente il via a una campagna per togliere alla Russia tutte le competizioni internazionali, compreso il campionato del mondo di calcio del 2018. Gli atleti russi, i giuristi sportivi e i capi delle federazioni sportive, dopo aver preso conoscenza della seconda parte del rapporto McLaren, l'hanno definita vuota e infondata tanto quanto la prima e hanno preso in considerazione l'eventualità di avviare un'azione legale in relazione a questo rapporto. Comunque sia, la Russia è già stata privata dei campionati del mondo di skeleton e di biathlon.

L'estate scorsa, dopo l'uscita della prima parte del rapporto, il Comitato olimpico internazionale, nonostante l'invito della WADA, non aveva escluso la Russia dalle Olimpiadi di Rio 2016. Tuttavia il Comitato paralimpico internazionale (IPC) aveva proibito alla squadra russa di partecipare alle Paralimpiadi estive 2016.

Dopo la pubblicazione della seconda parte del rapporto, il gruppo di hackers Fancy Bears ha pubblicato una lettera confidenziale del CIO, nella quale un membro del comitato esprime il suo disappunto per il fatto che nel rapporto McLaren non ci siano prove concrete delle violazioni da parte degli atleti russi.

Krasnojarsk, Zoja Berezina

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