L'islandese Ingvar Hreinsson ha lavorato 21 anni per rimettere a posto i 104 fari sulle rive del suo paese. Ora il muratore, con l'aiuto di alcuni volontari, sta completando il lavoro sull'ultimo faro di Æðeyjarviti, nel nord-ovest.

L'islandese ha raccontato che tra tutti i fari sui quali ha dovuto lavorare il suo preferito è quello dislocato nella penisola di Dyrhólaey, all'estremo sud dell'isola. «Là ho effettuato il lavoro più grosso» ‒ racconta il muratore ‒ «In pratica ho sostituito e riparato tutto, e vi ho costruito anche un alloggio. Oggi questo è uno degli alloggi più cari di tutto il paese. Sono estremamente orgoglioso del mio lavoro e sono particolarmente legato a questo faro».

Il faro sulla penisola di Dyrhólaey è stato installato nel 1910. All'inizio si trattava di una torretta di metallo con un lume sulla cima. La costruzione venne portata smontata dalla Svezia. Il faro attuale ‒ un parallelepipedo di cemento luminoso con una torretta cilindrica rossa di metallo sulla cima ‒ venne invece costruito nel 1927.

Non c'è da stupirsi che, una volta ultimati i lavori di ristrutturazione, il locale che un tempo serviva per il custode del faro si sia trasformato in un appartamento di lusso. Dalle sue finestre si apre una delle più pittoresche viste di tutto il paese. A nord si vede il ghiacciaio di Mýrdalsjökull. Sotto il faro, dal mare spuntano delle colonne nere di lava. Quando c'è bel tempo, a ovest si vedono molti chilometri di costa. La stessa penisola termina con un arco di lava, dal quale ha preso il nome, che vuol dire «isola-montagna con antico vano».

La cosa curiosa è che tutti i grandi fari, della cui riparazione Ingmar si è occupato per due decenni, si trovino sotto la giurisdizione di un ente islandese che non ha niente a che fare con il mare: l'Amministrazione stradale e costiera del ministero degli Interni.

Reykjavík, Zoja Oskolkova

© 2016, «New Day – Italia»