Lo scandaloso sito ucraino Peacemaker (Paciere), collegato al ministero dell'Interno ucraino, lanciato dal consigliere Anton Gherascenko, amministrato da Gheorghij Tuku, vice-ministro del governo ucraino e fondatore del sito, e sostenuto dal ministro dell'Interno ucraino Arsen Avakov, continua a funzionare.
Secondo quanto riportato dal portale ucraino ZN.ua, nonostante l'annunciata chiusura del sito in data 13.05.2018, l'ultimo inserimento dei dati e l'aggiornamento del sito risale al 15 maggio scorso.
Portale ucraino ZN.ua conferma il funzionamento del sito Peacemaker
Anzi lo stesso mass media ucraino riporta che l'accesso al sito è stato soltanto «limitato». Difatti sulla pagina del sito Peacemaker rimane tuttora la sezione "Čistilisce» (Purgatorio) dove si può effettuare la ricerca basata sui dati personali.
Nonostante le proteste del difensore civico ucraino, rappresentante dell'Unione Europea in Ucraina e del Consiglio d'Europa, ciò che ha portato all'annunciata (ma in realtà non effettuata) chiusura del sito-killer dei giornalisti, numerosi funzionari governativi ucraini, compreso il ministro dell'Interno Arsen Avakov, si sono schierati dalla parte del sito, prendendo le sue difese e preannunciando il suo ripristino nei tempi brevissimi.
Ministro dell'Interno ucraino Arsen Avakov equipara giornalisti al «collaborazionisti» e «complici dei banditi»...
Nel suo account Facebook il ministro Avakov scrive: «L'ululato spropositato è stato scatenato contro i volontari del sito Peacemaker, che avevano condotto più di un'operazione, raccogliendo per servizi segreti dell'Ucraina un'enorme quantità di importantissime informazioni…Non è colpa di Peacemaker, la scelta l'hanno fatto gli stessi giornalisti quando hanno consegnato i loro dati (personali) ai banditi del regime d'occupazione».
La posizione del ministro ucraino è chiarissima: giornalisti che svolgono il loro dovere professionale nelle zone di guerra, compresa la guerra fratricida nel Sud-Est dell'Ucraina (Donbass e Lugansk) sono collaborazionisti complici dei «banditi»…
...come se non bastasse...i giornalisti sono dei «latenti separatisti»...
In un altro post il ministro Avakov va oltre, accusando l'opinione pubblica mondiale e l'intera categoria dei giornalisti di essere nient'altro che… «latenti separatisti» (SIC!)
"À la guerre comme à la guerre», scrive Avakov, e aggiunge «E io sostengo il sito Peacemaker».
Tal abate, tali monaci…ed ecco la levata di scudi a favore dei soggetti che indicano giornalisti come bersagli per eliminazioni mirate ad opera dei servizi e paramilitari.
Amministratore del sito e vice-ministro ucraino Gheorghij Tuku: il sito Peacemaker sarà ripristinato
Rincuorato dal patrocinio del ministro, l'amministratore del sito Gheorghij Tuku rincara la dose: «Non c'è niente da commentare: vi comunico che ripristineremo Peacemaker in barba a tutte le pressioni».
Consigliere del ministro dell'Interno ucraino Zorian Shkiriak: nei tempi brevissimi saranno lanciati altri progetti (analoghi) nel campo d'informazione
Gli fa eco un altro consigliere del ministro dell'Interno ucraino Zorian Shkiriak che dal suo account su Facebook annuncia: «Lodo il sito Peacemaker per il contributo importante e meticoloso lavoro volto alla difesa degli interessi nazionali dello stato (leggi: intimidazione dei giornalisti)…nei tempi brevissimi saranno lanciati dai volontari nuovi progetti tecnologici nel campo d'informazione»…
Anton Gherascenko continua a sostenere Peacemaker affermando che contro il sito è stata lanciata la campagna di screditamento
In un intervento nel programma del giornalista italiano Savik Shuster Anton Gherascenko, senza una briciola di prova e senza citarne nomi né testate, ha accusato giornalisti stranieri, corrispondenti di guerra nell'Ucraina orientale «di aver preso soldi da Putin» (SIC!).
Tutti i suddetti funzionari pubblici governativi ucraini difatti incitano operatori del sito Peacemaker alla reiterazione di reati: spionaggio ai datti dei mass media, illecita raccolta dati e informazioni dei giornalisti, intimidazione dei mass media, ostacolamento all'attività professionale dei giornalisti, istigazione alle aggressioni ai danni dei mass media e imbavagliamento della stampa.
Roma, Vsevolod Gnetii
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