I rappresentanti delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk hanno riferito che Kiev si oppone in tutti i modi allo scambio di prigionieri tra l'esercito ucraino e le milizie di Donbass. Stavolta le Forze Armate dell'Ucraina (FAU) hanno inserito nelle liste di scambio i soldati ucraini morti.
Ricordiamo che gli accordi di Minsk stabiliscono lo scambio di prigionieri in formato «tutti per tutti» ma, tuttavia, questo obiettivo non è stato raggiunto. Pochi giorni fa l'Ucraina ha inserito negli elenchi per lo scambio i soldati delle FAU, che figurano come dispersi, mentre in realtà sarebbero già morti da tempo, uccisi nel corso dei combattimenti.
Il presidente Petro Porošenko giura di promuovere e sostenere lo scambio di prigionieri in formato «tutti per tutti», mentre invece, i vertici militari ucraini difatti sabotano l'iniziativa del capo dello Stato, insistendo sullo scambio «uno contro uno».
Secondo i rappresentanti delle milizie indipendentiste, le repubbliche popolari non possono scambiare i prigionieri nel formato «uno contro uno»: «Guardiamo in faccia la verità, abbiamo non più di 20 prigionieri, catturati sul campo di battaglia nel momento in cui stavano uccidendo i nostri cittadini. Invece, la parte ucraina detiene migliaia di prigionieri politici. Noi non abbiamo alcuna possibilità di scambiare le persone secondo il principio «uno contro uno».
In generale, i rappresentanti delle repubbliche popolari dell'Ucraina orientale hanno rilevato un «regresso» nei negoziati sullo scambio di prigionieri. In precedenza, nel dicembre 2014 e nel febbraio 2015, sono stati già effettuati gli scambi nel formato «tutti contro tutti», che non hanno causato alcuna difficoltà. Ora Kiev ha puntato sul lato quantitativo della questione, difatti frenando il processo di pace nella martoriata regione, avviato in base agli accordi di Minsk. «Tuttavia, non abbiamo alcuna esperienza in materia del traffico di esseri umani e non vogliamo acquistarla» – affermano i rappresentanti delle milizie.
Kiev-Minsk, Zoja Oskolkova
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