Durante il periodo dell'accordo con l'OPEC (l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) sulla riduzione dell'estrazione di petrolio nel budget russo sono entrati circa nove miliardi di dollari supplementari e nel 2017 nel complesso tali entrate potrebbero arrivare a 50 miliardi. Lo hanno riferito i ricercatori dell'AKRA (Agenzia di rating di analisi creditizie).
In seguito alla riduzione l'estrazione del petrolio è diminuita di 117 mila barili al giorno in gennaio e di altri 90 mila barili al giorno in febbraio. Tra l'altro il prezzo del petrolio prima dell'annuncio dell'accordo (il 29 novembre 2016) era sui 47,5 dollari al barile per la Brent e circa 46 dollari al barile per la russa Urals.
In gennaio-febbraio dell'anno in corso il prezzo medio del petrolio è stato di 55,6 dollari al barile per Brent e di circa 54 dollari al barile per Urals. L'estrazione in Russia nello stesso periodo è stata di quasi 658 milioni di barili. Anche se senza l'accordo le compagnie petrolifere russe avrebbero estratto più carburante, esso avrebbe senz'altro avuto un prezzo più basso e in definitiva la Russia ci ha guadagnato circa 9 miliardi di dollari.
Secondo il ministro delle Finanze Anton Siluanov, gli introiti supplementari della Russia nel 2017 grazie all'alto prezzo del petrolio potrebbero essere di circa 50 miliardi di dollari.
A partire dal 1° gennaio l'OPEC e qualche altro stato hanno deciso di limitare l'estrazione di petrolio per sei mesi. L'accordo tra la Russia e il cartello è stato siglato all'inizio di dicembre del 2016.
Mosca, Zoja Oskolkova
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