La polizia di Kemerovo in collaborazione con Interpol ha arrestato il boss mafioso Jemal Mikeladze, soprannominato «Jem» oppure «Jemmo». È accusato di aver messo su un'organizzazione criminale in Italia e sarà estradato a Roma.
In precedenza, l'estradizione del boss mafioso 41enne poteva essere ostacolata dalla sua cittadinanza russa e dalla norma costituzionale, che vieta l'estradizione di cittadini russi all'estero. Tuttavia, in questo caso le autorità russe hanno stabilito che «Jemmo» non può essere considerato un cittadino della Federazione Russa, anche se è in possesso del passaporto russo. Come si è scoperto, la cittadinanza russa è stata ottenuta illegalmente.
Mikeladze stava scontando una condanna in una delle colonie penali di Kemerovo per narcotraffico. Nel mese di marzo, il Tribunale della provincia di Kemerovo, in base alla Convenzione europea d'estradizione, ha deciso di mettere in custodia cautelare Mikeladze, che ha scontato la pena, per assicurare la sua estradizione in Italia.
Secondo la polizia, l'esponente di spicco della «mafia russa» è riuscito con successo a mettere radici nel mondo criminale italiano. Mikeladze è sulla lista dei ricercati su scala internazionale con l'accusa di aver costituito in Italia un'associazione per delinquere di stampo mafioso transnazionale.
C'è da aggiungere che «Jemmo» Mikeladze è considerato uno dei principali colpevoli della sanguinosa guerra, scoppiata tra i più potenti clan della «mafia russa» negli ultimi anni. La vittima più illustre di questo regolamento dei conti è Aslan Usoyan detto «Nonno Hassan», è stato ucciso da un cecchino nel centro di Mosca tre anni fa. L'omicidio del «Nonno Hassan», definito il «re della mafia russa», è stato commesso due settimane dopo il ritorno in segreto di Mikeladze a Mosca. Secondo numerosi rappresentanti del mondo criminale, così come gli investigatori, questa coincidenza non è stata certamente fortuita. Inoltre, poco prima della sua morte Usoyan ha «scoronato», ossia fatto degradare, Mikeladze.
Due settimane dopo la morte del «Nonno Hassan», «Jemmo» è stato individuato e arrestato nella sua villa fuori Mosca, poiché trovato in possesso di bombe a mano e dell''eroina. Il «padrino» è stato condannato a 1,5 anni di carcere, poi la pena è stata aumentata fino a 3 anni. Non si è riusciti a dimostrare il coinvolgimento di «Jemmo» nell'omicidio del «Nonno Hassan» e, tuttavia, i complici di Usoyan ne sono convinti.
Nel frattempo, i complici di Mikeladze, fuggiti in Europa dalla vendetta degli affiliati di «Hassan», sono comparsi davanti al Tribunale di Bari (Puglia). Gli arrestati sono incriminati per organizzazione dell'associazione di stampo mafioso, corruzione, estorsione e riciclaggio di denaro sporco. Gli imputati Chhvindi, Tsripa e Buja sono stati condannati alle pene che variano tra i 3 e i 4 anni, mentre il loro complice «Jemmo» è stato condannato in contumacia a 15 anni di carcere ed è stato inserito nella lista dei ricercati internazionali.
Il Ministero degli Interni della Federazione Russa ha annullato la cittadinanza a Mikeladze e l'ha dichiarato persona non grata per la residenza permanente sul territorio della Russia. «Jemmo» stesso sperava che potesse essere deportato in Turchia. Tuttavia, dopo 10 ore di udienza il Tribunale ha respinto la sua richiesta, avendo fatto la scelta a favore degli italiani.
Kemerovo, Ekaterina Rudnik
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