In Lettonia è scoppiato uno scandalo dopo l'uscità del film «La terza guerra mondiale: al posto di comando» della BBC (British Broadcasting Corporation). Alcuni l'hanno ritenuto un insulto nei confronti dei cittadini lettoni.
Secondo la trama del film britannico, dopo che i ribelli filo-russi avessero occupato la città di Daugavpils (un comune della Letgallia e una delle regioni storico-culturali della Lettonia – nota di NDNews), c'è stato un intervento militare sul campo della coalizione anglo-americana. Il mondo è sull'orlo di una guerra nucleare su larga scala. I membri del gabinetto del Regno Unito diventano i salvatori dell'intera umanità. Gli autori del film sostengono che la trama è il frutto della fantasia e, tuttavia, sarebbe stata ispirata dal conflitto militare nell'Ucraina Orientale. L'obiettivo dei registi era quello di mostrare come possono precipitare gli avvenimenti in caso di una nuova guerra in Europa.
Secondo l'attivista Janis Cousin, che ha presentato una denuncia alla Polizia di Sicurezza della Lettonia, il film alimenta la tensione e il conflitto interetnici e si proiettano le immagini della distruzione della bandiera nazionale lettone. Secondo la legge lettone, il colpevole della profanazione del simbolo nazionale rischia fino a tre anni di carcere.
Inoltre, con la protesta è intervenuto anche il deputato dell'Europarlamento della Lettonia, Andrey Mamykin. «Il film lascia un cattivo retrogusto, dopo la visione viene la voglia di andare a lavarsi. Il suo obiettivo è quello di ricordare alle autorità in maniera umiliante, usando la Lettonia e la Letgallia come strumento a basso costo, che molti anni fa hanno rifiutato di investire nella flotta marina e nella formazione della flotta dei sottomarini. Tutto qui» – s'indigna l'eurodeputato.
Dal canto suo, la Polizia di Sicurezza della Lettonia ha dichiarato che il film ha infatti avuto molta risonanza in diversi strati della società. Tuttavia, non comporterebbe alcuna conseguenza pericolosf per la società lettone, perché la situazione nella regione è stabile.
Riga, Ekaterina Rudnik
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