L'hanno già soprannominata «la carica delle 600 lucciole», lettera aperta delle altrettante prostitute rivolta alle massime cariche dello stato, presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbaev, premier Karim Masimov, ma anche a… «tutti coloro che ci amano e ci conoscono»!
Appello delle 600 prostitute alle massime cariche del Kazakhstan
Segue una lunga lista di lamentele, elencando i «mali» che affliggono il settore del sesso a pagamento: i prezzi del petrolio crollano e il mercato del sesso meretricio si restringe, la clientela s'impoverisce, ma gli affitti crescono e, di conseguenza, si lavora sempre di più nei portoni dei palazzi residenziali, nei cortili e nelle auto…nelle precarie condizioni igienico-sanitarie.
Intermediari, tra cui magnaccia e le forze dell'ordine, stanno diventando sempre più sfacciati, sparando cifre da capogiro «per protezione».
C'è poi la concorrenza selvaggia e «sleale» da parte delle «colleghe", immigrate clandestine provenienti dal Kyrgyzstan, Uzbekistan e Ucraina, che lavorano «al nero», facendo crollare i prezzi delle prestazioni sessuali.
Queste ultime, «colleghe-concorrenti», infettano la clientela maschile con malattie veneree e AIDS, e i consumatori del sesso clandestino a buon mercato offerto dalle «intruse», in seguito trasmettono queste malattie alle lucciole locali, mettendole fuori gioco.
Una particolare indignazione delle prostitute del Kazakhstan è dovuta al fatto che nel Codice del Lavoro, recentemente approvato nel paese, «non è neppure menzionata la professione più antica del mondo»!!!
Le professioniste del sesso pretendono dalle massime cariche dello stato l'approvazione nei tempi di record della Legge sulla legalizzazione del sesso a pagamento, prendendo a prestito l'esperienza in materia dei paesi come Germania, Olanda, ma anche quella «di alcuni paesi musulmani come la Turchia».
Qualora invece le autorità del paese dovessero prestare l'orecchio da mercante alle legittime richieste delle lavoratrici del sesso, queste ultime minacciano di scendere in piazza nell'ambito di un Comizio di protesta su scala nazionale!
Lo slogan della protesta: molti ci amano in segreto, ma è giunta l'ora di farlo apertamente in pubblico!
Astana, Vsevolod Gnetii
© 2016, «New Day – Italia»