La chiesa russa ortodossa all'estero ha invitato a portar via il corpo del leader sovietico Vladimir Lenin dalla Piazza Rossa.
«Da simbolo di riappacificazione del popolo russo con il Signore potrebbero fungere la liberazione della Piazza Rossa dai resti del principale persecutore e vessatore del XX secolo e la rimozione dei monumenti a lui dedicati» – si dice in una nota del Sinodo episcopale della Chiesa russa ortodossa all'estero dedicata al centenario degli avvenimenti legati alla Rivoluzione del 1917 in Russia.
Il testo della dichiarazione è enunciato la scorsa domenica in tutte le parrocchie della Chiesa russa ortodossa all'estero. I suoi vescovi hanno invitato a «rendersi conto della propria storia e comprendere le cause per le quali la Russia ha dovuto passare attraverso prove tanto dure».
«L'odierna indefessa campagna di denigrazione della Russia da parte della «civiltà occidentale» esisteva anche 100 anni fa, e anche da molto prima» – si sottolinea nella nota. «Al mondo era inviso l'Impero russo, erede della Santa Rus' ortodossa. Né la fedeltà al dovere di alleato, né la costante disponibilità degli zar russi a collaborare non sono servite a niente».
Il dibattito sull'eventuale sepoltura del corpo di Vladimir Lenin è in corso già da più di due decenni e tradizionalmente s'infiamma alla vigilia della data di nascita del leader (il 22 aprile) e di quella della sua morte (il 21 gennaio).
Secondo i risultati di alcuni sondaggi sociologici, l'idea di rimuovere Lenin dal Mausoleo e di rendere alla terra le sue spoglie mortali è appoggiata dal 60% dei russi, dei quali il 36% è a favore di una sua sepoltura al cimitero il prima possibile.
Mosca, Zoja Oskolkova
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