Si sa che l'ambasciatore ucraino in Italia, Yevghen Perelyghin, prende gli ordini direttamente da Kiev, dove ora tira una brutta aria, quella, appunto, di soffiate. Il governo ucraino, venendo incontro alle esigenze del Servizio di Sicurezza Ucraino (SBU), capeggiato da Valentin Nalivaichenko, ex graduato della Scuola di spionaggio estero Yuri Andropov sotto egida del KGB, ha lanciato all'interno del paese la campagna delle denunce , soffiate e delazioni. Nalivaichenko, facendo propria l'esperienza delle «gloriose» tappe della polizia segreta staliniana NKVD del periodo delle Grandi Purghe del 1937, premia chi denuncia i propri familiari per la critica al governo, per insufficiente «patriottismo» o, peggio ancora, per le simpatie verso i compaesani russofoni del Sud-Est dell'Ucraina.
L'ambasciatore ucraino a Roma, Evghen Perelyghin, più di una volta colto con le mani nel sacco per l'ingerenza indebita negli affari interni della Repubblica Italiana in palese violazione dei trattati internazionali, si è adeguato alle esigenze dei padroni-governanti, trasformandosi in un banale...delatore.
La velina di Perelyghin, resa pubblica dal sito Politnavigator.net, riguarda la presunta «inazione» o addirittura «negligenza» da parte del Campidoglio e...del sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino.
La velina dell'ambasciatore ucraino Evghen Perelyghin indirizzata al sindaco di Roma Ignazio Marino.
L'illustre diplomatico si prende la briga di comunicare di «essere spiacevolmente sorpreso» per le immagini funebri commemorativi di Aleksey Mozgovoy affissi da gruppi della sinistra italiana. Perelyghin definisce il defunto comandante «il terrorista», omettendo di precisare che ci sono forti e fondati sospetti che sia stato ucciso, insieme a un gruppo di commilitoni, a tradimento da un gruppo terroristico ucraino «Teni» (Ombre), alle dipendenze del governo di Kiev, in un periodo di tregua in base agli accordi di Minsk firmati dal suo stesso governo.
L'ambasciatore ucraino definisce arbitrariamente il defunto Mozgovoy «terrorista filorusso», dimenticando di citare l'ex comandante del battaglione dei volontari filo-governativi «Aidar» Serghej Melnichuk, accusato dalla Procura Generale ucraina di «banda armata, rapine a mano armata, appropriazione indebita e altra serie di reati violenti»...
Il defunto Mozgovoy stava appunto combattendo i banditi come Melnichuk e i suoi tirapiedi.
Per quanto riguarda l'accusa arbitraria di «terrorismo», tocca precisare che soltanto il governo di Kiev considera «terroristi» i milioni dei propri concittadini del Donbass, delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetzk e Lugansk.
C'e' da domandarsi come hanno fatto i governanti di Kiev a firmare gli accordi di pace di Minsk con i «terroristi»? Una domanda da porre direttamente a Perelyghin: il governo da lui rappresentato intende attuare e rispettare appieno gli accordi di Minsk o no?
L'ambasciatore mente spudoratamente, affermando che il defunto comandante Mozgovoy "è ricercato dalle forze di Polizia di tanti Paesi». Tanti quanti? E quali sono questi paesi? Con quali capi d'accusa e su richiesta di chi?
La cosa certa però è che Arsen Avakov, ministro dell'Interno del suo stesso paese, l'Ucraina, che Evghen Perelyghin rappresenta, ha trascorso in Italia due settimane dietro le sbarre nel carcere di Frosinone.
Sua Eccellenza l'ambasciatore ucraino non si scandalizza per la raccolta di soldi, promossa dalla Chiesa Greco-Cattolica ucraina, tra i parrocchiani ucraini (talvolta si trattava di vere e proprie estorsioni, e non di donazioni) per l'acquisto illegale del materiale bellico in Italia e il suo invio nella zona della guerra civile nel Sud-Est dell'Ucraina.
Nè lo scandalizzano le bandiere rosso-nere dell'organizzazione neonazista ed estremista ucraina «Pravyj Sektor» che sempre più spesso si vedono sventolare in diverse città ucraine (Roma compresa) durante i comizi degli immigrati ucraini-
Sono i militanti di quella stessa organizzazione che hanno bruciato vivi 50 esseri umani durante il rogo di Odessa il 2 maggio del 2014.
Probabilmente loro, inquadrati nelle formazioni paramilitari nazionaliste filo-governative ucraine schierate nel Sud-Est dell'Ucraina, sono responsabili anche dell'uccisione a sangue freddo del fotografo italiano Andrea Rocchelli.
Fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, brutalmente assassinato dalle Forze Armate ucraine nel Donbass il 24 maggio del 2014
Nonostante vaghe promesse del ministro degli Esteri ucraino Pavel Klimkin non si è fatta luce sul brutale assassinio del cittadino italiano.
Nella sua velina il diplomatico-delatore ucraino, rivolgendosi al sindaco Ignazio Marino, esprime la convinzione che i manifesti funebri siano stati affissi «senza i permessi necessari del Comune di Roma», ma soprattutto...«a insaputa del sindaco» (!)
L'investigatopo Perelyghin, per i casi del genere, è sempre pronto ad offrire i propri servigi...facendo l'informatore, delatore, spia...
Che una celebrità folcloristica come Perelyghin voglia immedesimarsi con un personaggio tristemente noto della storia, disposto a vendere la propria anima per 30 denari, è un suo libero arbitrio.
La domanda che sorge spontanea in un qualsiasi cittadino italiano: può un simile individuo cinico senza scrupoli, che senza tante cerimonie fa l'ingerenza quotidiana negli affari interni del paese che lo ospita, rimanere sul suolo italiano e godersi dell'immunità diplomatica?
Non è il caso di indicargli la porta d'uscita, dichiarandolo persona non grata?!
Roma, Vsevolod Gnetii
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