Il ministero degli Esteri polacco ha biasimato la scrittrice Svetlana Aleksievič definendo le sue affermazioni menzognere per aver accusato polacchi di complicità con i nazisti tedeschi nell'uccisione di massa degli ebrei in Polonia durante la Seconda guerra mondiale.
Intervento pubblico di Svetlana Aleksievi&269; a Brooklyn (New York)
Secondo l'affermazione della premio Nobel per la letteratura 2015, i tirapiedi delle SS che massacravano i partigiani e la popolazione civile in Bielorussia «erano tutti quanti ucraini». Inoltre, «in Lettonia e Lituania gli ebrei sono stati annientati dai locali, ancor prima dell'arrivo dei tedeschi, ma ciò è avvenuto anche in Ucraina».
«Sapete poi ciò che ha fatto la Polonia?", – continua la scrittrice, – «uno dei miei amici, giornalista polacco, mi ha scritto che i polacchi hanno trattato gli ebrei peggio di tutti: i preti cattolici polacchi (ksendz) durante le omelie incitavano i fedeli parrocchiani – «Uccidi l'ebreo!".
Citando gli esempi degli Stati Baltici, Svetlana Aleksievič ha espresso la convinzione che la nuova generazione dei cittadini baltici debbano essere ritenuti responsabili «per i crimini commessi dai loro padri» durante la Seconda guerra mondiale.
Il ministero degli Esteri polacco ha espresso la sua indignazione per le affermazioni della premio Nobel, ritenute «prive di qualsiasi fondamento e non basate sui fatti», precisando che «le azioni del genere nuocciono al popolo polacco».
Inoltre i funzionari pubblici polacchi hanno fatto presente che le forze d'occupazione tedesche hanno giustiziato numerosi cittadini polacchi, compresi alcuni esponenti del clero cattolico polacco, per aver nascosto o aiutato gli ebrei.
Varsavia-New York – Roma, Vsevolod Gnetii
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