Alla vigilia del 25° anniversario dal crollo dell'URSS, Michail Gorbačëv ha dichiarato di non escludere la nascita di una nuova unione degli stati che facevano parte dell'URSS. Secondo lui, è una cosa del tutto possibile, con il principio della libera adesione, tuttavia tale unione non andrebbe chiamata «sovietica».
Gorbačëv ha sottolineato come lui non ritenga la disgregazione dell'URSS un effetto della perestrojka. «Io sostengo categoricamente che la disgregazione dell'Unione sovietica non sia avvenuta per effetto dello sviluppo della perestrojka nel paese. Pensarla a questo modo sarebbe un gravissimo errore storico» ‒ ha ribadito il primo presidente dell'URSS in un'intervista alla stampa russa.
«L'Unione sovietica la si sarebbe potuta mantenere. Le repubbliche necessitavano di un'Unione rinnovata. E coloro che l'hanno distrutta non s'immaginavano le conseguenze» ‒ ha aggiunto Gorbačëv. Secondo l'ex leader sovietico, i fattori che portarono al disfacimento dell'Unione sovietica furono il putsch dell'agosto 1991 e il particolare carattere del primo presidente della Russia Boris El'cyn.
Secondo l'ex leader sovietico, inizialmente gli USA non avevano sviluppato un piano per fare crollare l'URSS, ma si sarebbero accodati in un momento successivo. «Nessuno pensava che si potesse liquidare l'Unione sovietica. Ma poi hanno cominciato a favorire questo processo. Sotto il tavolo si fregavano le mani, quanti anni erano che stavano lottando con la Russia, quasi un secolo, e tutto d'un tratto ecco che si «elimina» da sola» ‒ ha raccontato Gorbačëv.
Ricordiamo che in precedenza il primo presidente dell'URSS aveva dichiarato che l'Unione sovietica si era disgregata per colpa dei firmatari dell'Accordo di Belaveža, in particolare dell'allora dirigenza della Russia, che si fece vincere dalle ambizioni personali e dalla sete di potere. Il documento venne allora firmato dalle più alte cariche e dai capi di stato delle tre repubbliche sovietiche: Boris El'cyn e Gennadij Burbulis (per la Russia), Stanislav Šuškevič e Vjačeslav Kebin (per la Bielorussia), Leonid Kravčuk e Vitol'd Fokin (per l'Ucraina). Secondo Gorbačëv, i sottoscrittori dell'Accordo di Belaveža «avevano molta voglia di diventare presidenti».
Ricordiamo che l'8 dicembre 1991 i capi delle tre repubbliche costituenti dell'URSS sottoscrissero nella Foresta di Belaveža un accordo (noto come Accordo di Belaveža) nel quale si decretava la fine dell'esistenza dell'Unione sovietica e la creazione della Comunità degli stati indipendenti (CSI). Il 25 dicembre dello stesso anno Michail Gorbačëv diede le dimissioni da presidente dell'URSS.
Mosca, Zoja Oskolkova
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